Il consiglio dei ministri italiano ha da pochissimo approvato il decreto sicurezza, che ha ripreso buona parte delle misure contenute nel ddl sicurezza che il Senato ha rinviato alla Camera per mancanza di copertura finanziaria.
Il governo ha voluto utilizzare la decretazione d’urgenza per giungere in tempi rapidi ad approvare una norma che secondo diversi giuristi è «il più grande e pericoloso attacco alla libertà di protesta nella storia repubblicana». Sul ddl sono arrivati importanti rilievi del Quirinale sulla sua costituzionalità, in parte accolti nel nuovo decreto. Molte le riserve dell’associazione nazionale magistrati. Tanto che il presidente dell’Anm, Parodi, ha detto: «Quel decreto porterà a non pochi problemi interpretativi e applicativi. Comunque è un documento complesso, che non ha mezze misure: accontenterà tanti cittadini, ma provocherà anche un forte dissenso».
Ne abbiamo parlato con un giovane magistrato, il pm di Patti Andrea Apollonio, che ha partecipato a una iniziativa pubblica a Catanzaro.

Dottor Apollonio, abbiamo letto le dichiarazioni del presidente Parodi, potrebbe aiutarci a capire?
«Fermiamoci alla prima parte della riflessione del presidente Parodi. Sono d’accordo con lui: da tecnico del diritto, da magistrato che dovrà poi applicare quelle norme, il decreto “Sicurezza” è foriero di numerose criticità. Ma non mi spingerei a fare un discorso che vada oltre il dato tecnico».

E sul “forte dissenso”?
«Credo che si riferisca al malcontento che questo decreto potrà generare nelle fasce di popolazione che, anche per estrazione culturale, avvertono di più tutti i rischi di uno Stato che entra a gamba tesa sulle libertà dei cittadini creando nuove figure di reato. Ma che un provvedimento legislativo susciti malcontento in alcuni, è fisiologico: fa parte del gioco democratico».

Nella magistratura si levano molte voci contrarie. La componente più progressista della magistratura dice addirittura che si vuole reprimere il dissenso.
«Credo sia sbagliato che la magistratura formuli un giudizio di valore su un decreto che introduce nuove figure di reato. Un conto è sottolineare il dato tecnico dei possibili problemi applicativi, altro conto è entrare nel merito di una scelta del governo: del resto, se ci saranno profili di incostituzionalità, sarà la Corte Costituzionale a rilevarli e a censurarli».

Teme nuove polemiche?
«Non aprirei un nuovo fronte di scontro con il governo: è sulla riforma costituzionale della magistratura, che rischia di mutare per sempre la natura della giurisdizione del nostro paese, che andrebbero concentrati tutti i nostri sforzi di critica, e di dialogo con la società civile. Il nostro impegno dovrebbe essere concentrato su questo. I cittadini devono capire che i loro diritti sarebbero meno tutelati e meno garantiti.
In questo quadro, mi pare irrisorio soffermarsi sul decreto “Sicurezza”…».

I cittadini saranno presto chiamati a pronunciarsi su questa riforma, attraverso un referendum. Qualcuno pensa che risolverà i problemi della giustizia, che sono antichi e provocano profondi disagi. È così?
«Chi lo pensa, sbaglia di grosso. Neppure una virgola di questa riforma riguarda i disagi che affronta il cittadino, causati dall’arretratezza di un sistema che si poggia su infrastrutture vecchie, su mezzi tecnologici inefficaci, su una cronica carenza di personale. Su questo punto, noi magistrati batteremo fino alla fine. La nostra è una battaglia di testimonianza, improntata al “noi l’avevamo detto”».

“Avevamo detto”, che cosa?
«Che la riforma non migliora il servizio giustizia; materializza, piuttosto, lo spettro di un governo meno propenso al bilanciamento dei poteri e quindi più autoritario, sulla scorta di quello che sta succedendo in altri paesi, Stati Uniti in testa, dove l’insofferenza per i provvedimenti dei giudici è evidente. Eppure, un corretto e imparziale esercizio del potere giurisdizionale è la base di ogni democrazia.
Se, dopo il referendum, il risultato sarà una società meno democratica, beh, noi l’avevamo detto.
Tornando al punto, qualcuno dice che il decreto “Sicurezza” sia un pericolo per la democrazia. In questo momento, è l’ultimo dei problemi…».