Nella vastissima richiesta di misura cautelare dell'operazione "Maestrale-Carthago", emerge un'intercettazione molto interessante che, secondo la Dda di Catanzaro, delinea la "politica 'ndranghetistica di Luigi Mancuso", ovvero il super boss della 'ndrangheta vibonese, meglio identificato come il "Supremo". Si tratta di una captazione ambientale del 5 ottobre 2019, durante un matrimonio, quando discutono in un primo momento Francesco Barbieri, Francesco Bonavena e Luigi Mancuso e successivamente "il Supremo", Nicola Fusca, Francesco Barbieri, Antonino Barbieri e Giuseppe Raguseo. Il principale argomento trattato dai presenti è quello di mantenere rapporti di "buon vicinato" con gli altri clan, senza dover usare violenza, e quindi le armi. Questo per allontanare i riflettori della magistratura, nel caso di specie dell'ufficio di procura coordinato dal procuratore capo di Catanzaro Nicola Gratteri.

Leggi anche

L'azione del magistrato di Gerace, che circa due mesi dopo questa intercettazione darà il via alla maxi operazione antimafia "Rinascita Scott", è molto temuta dai soggetti in questione. Un sentimento esteso anche ad altri esponenti della criminalità organizzata di stampo mafioso che ritengono come dal 2016 ad oggi le cose siano cambiate. Un contrasto dunque più efficace alla 'ndrangheta e a tutti quei mondi - dalla politica alla pubblica amministrazione - che ne agevola il potere sul territorio.

Leggi anche

Gli investigatori sostengono che Barbieri lascia intendere al boss Luigi Mancuso «ed agli altri conversanti di trovarsi d’accordo con quanto disposto dal suo superiore gerarchico, riferendo che, qualora non fossero adottate le giuste precauzioni e non vengano fatti i giusti chiarimenti, avrebbero fatto il “gioco”» della Dda di Catanzaro. «Quest’ultimo commento - si legge nelle carte dell'inchiesta - viene pienamente condiviso da Mancuso il quale aggiunge che, qualora non si ricomponessero internamente e pacificamente i dissidi di volta in volta sorti fra le diverse strutture di ‘ndrangheta, si lascerebbe spazio di manovra alla predetta compagine inquirente». 

Leggi anche

 «Comportati per bene e fai il bravo! Eh!? Facciamo tutti i bravi!» - dice Luigi Mancuso a Francesco Barbieri evidenziando come non ci fosse la necessità di creare un clima d'odio nell'ampia associazione mafiosa vibonese, tra le più organizzate e radicate in Italia e in altre parti del mondo. Luigi Mancuso, inoltre, da "mente sopraffina", che lo vede sulla cresta dell'onda criminale da oltre 40 anni, sottolinea nel corso dell'incontro che i dissidi fra sodali «potrebbero dare gusto a Nicola», un chiaro riferimento all'attività inquirente della Dda di Catanzaro, nella persona del procuratore capo Nicola Gratteri.

Per gli investigatori, «l’indiscussa autorità di Luigi Mancuso, vertice della ‘ndrangheta provinciale, è espressa, tra le altre cose, mediante un eventuale intervento diretto di Mancuso nel dirimere le controversie tra le varie Locali e ‘ndrine». E quali sono le linee guida dettate dal "Supremo"? "L'amicizia" tra le "Locali" e tra le "Locali" ed il vertice; il rispetto delle competenze territoriali delle "Locali di 'ndrangheta" nella gestione delle attività illecite; il dialogo delle "Locali" dipendenti con il vertice, al fine di evitare contrasti che possono attirare l'attenzione degli inquirenti; la risoluzione delle controversie ricorrendo eventualmente all'arbitrato di Luigi Mancuso, quasi come se il boss presiedesse il "tribunale della 'ndrangheta", e infine la centralità dell'accreditamento sociale, che si traduce in una frase intercettata tra il boss Mancuso e gli altri suoi adepti. «L'interessante è, non dovete... non facciamo abusi nei confronti delle persone... …omissis… …perché noi ci dobbiamo far volere bene, perché… …omissis…. …una volta pagavano soldi e magone! Ora pagano soldi per non vederci!».