«Uomo simbolo della lotta alla 'ndrangheta». Così viene presentato dalla conduttrice Annalisa Bruchi al grande pubblico Nicola Gratteri, procuratore della Repubblica di Catanzaro, intervistato nell’ambito della trasmissione televisiva Night Tabloid. In studio anche giornalisti Aldo Cazzullo del Corriere della Sera e Alessandro Giuli del Foglio.

Politica e ‘ndrangheta

«La 'ndrangheta vota e fa votare. È sempre presente sul territorio e a suo modo da risposte. In territori di bisogno è già qualcosa. Negli ultimi vent'anni sono poi sempre più i candidati che vanno a cercare i capimafia. Prima invece era il contrario. C'è sempre di più un decadimento etico. Oggi la 'ndrangheta è una minoranza ma qualificata, controlla il 20% dei voti e fa la differenza».


Incalzato sul tema della lotta alla mafie e sul ruolo giocato dalla politica Gratteri non fa giri di parole: «La politica potrebbe fare molto, ma una politica che ha la volontà, la libertà e il coraggio. Nel rispetto della costituzione potrebbe cambiare il sistema penale processuale e detentivo in modo tale che non convenga più delinquere. Questo può fare la politica. Molte volte la politica agisce non per malafede, ma perchè non riesce a capire o a percepire le richieste di un territorio, non ha la sensibilità di capire cos'è una mafia che controlla anche il respiro. Il politico molte volte non sente la necessità di cambiare per rendere libero un territorio».

 

E poi sulla sua mancata nomina a ministro della Giustizia: «Mi dissero che fu Napolitano a non volere. Pare che abbia detto che sono un magistrato troppo caratterizzato. Io sono un magistrato che non è iscritto a nessuna corrente e cammino sempre diritto. Se la gente ragiona come me facciamo un percorso insieme, se poi ci sono persone che non hanno coraggio tranquillamente proseguo da solo. Sono un felice procuratore della Repubblica, sono il consulente gratuito di tutti, sul mio telefono chiamano parlamentari di tutti i partiti, sanno che faccio e dico quello che penso.


E alla domanda da ministro della Giustizia cosa farebbe Gratteri focalizza l’attenzione sull’«informatizzazione del processo penale per abbattere tempi e costi e il potere discrezionale dell’uomo, quindi l’abuso». Sulla prescrizione? «Bisogna risolvere il problema a monte. Si è discusso per un periodo di prescrizione ma la domanda più urgente da porsi forse era “perché i fascicoli restano chiusi 10 anni negli armadi di un pubblico ministero?. Perché non si informatizza?” Una volta si diceva, ci vuole fegato. Io dico che il fegato non basta, ci vogliono anche milza e pancreas».

«In una gabbia ma libero»

Sotto scorta da quasi trent’anni il procuratore afferma di vivere «dall'89 vive in una gabbia». Ma lei ha paura? chiede Cazzullo - «Si ho paura, la paura è un sentimento umano e bisogna parlare con la morte e addomesticare la paura. È vero vivo in una gabbia. Ho il mare a sette chilometri e non vado al mare da decenni. Però io dentro sono molto libero. Sono molto più libero delle persone che girano senza scorta perché non ho mai pagato una cambiale, non ho mai chiesto nulla per me».