È il solito Gratteri, che mena duro su norme in vigore (legge Cartabia) e riforme future (quella annunciate dal ministro Nordio) che, a suo dire, limitano l’azione della magistratura inquirente. Stasera, a Di martedì, su La7, ospite di Giovanni Floris, il procuratore di Catanzaro non ha smentito il suo approccio critico («Io sono sempre all’opposizione») nei confronti del Legislatore e, inevitabilmente, del Governo.

«Quando tutti avevano paura solo di pronunciare il nome di Draghi, io ero l’unico che criticava la riforma Cartabia». All’ex ministro della giustizia, Gratteri rimprovera in particolare di aver spuntato le armi delle Procure con l'improcedibilità e la classificazione di alcuni reati perseguibili solo su querela di parte, inibendo anche l’attività di comunicazione a conclusione delle indagini, impedendo di divulgare i nomi degli arrestati. «Come si è adeguato?», gli chiede Floris. Con una certa dose di sarcasmo, Gratteri ha risposto che, quando serve, comunica alla stampa gli arresti «di presunti innocenti».

Nel mirino finisce anche il governo Meloni, che secondo il magistrato per ora non ha mantenuto quanto promesso in materia di lotta alle mafie: «Durante il governo Draghi, Fratelli d’Italia è stato l’unico partito che si è opposto alla riforma Cartabia. Ora il ministro Nordio dice che la riforma Cartabia va bene e va ulteriormente migliorata».

Il procuratore capo di Catanzaro ha poi criticato la stretta sulle intercettazioni annunciata dall’attuale Guardasigilli, Carlo Nordio, con l'obiettivo di evitare il tritacarne mediatico a chi, suo malgrado, finisce nei brogliacci. Ma neppure la motivazione secondo la quale costano troppo è valida per il magistrato anti ‘ndrangheta più famoso d’Italia. «Ho creato un nuovo listino delle intercettazioni che consente di tagliare del 50% il costo - ha rivelato -. Un metodo che è stato prima dalla Procura di Napoli e quella di Milano e poi recentemente è stato adottato anche dal ministero della Giustizia». Anche sull’ipotesi dell’abolizione o ridimensionamento del reato di abuso d’ufficio, Gratteri si è espresso decisamente contro: «Chi amministra nell’interesse del popolo non deve avere paura. Se un sindaco ha un dubbio, c’è il segretario comunale che è un esperto di diritto amministrativo».

«Doveva fare il ministro della Giustizia», ha commentato Floris, a sottolineare che di Gratteri guardasigilli si è parlato spesso, senza che l’ipotesi si sia mai concretizzata. Inevitabilmente, la discussione si è dunque focalizzata sul momento in cui il procuratore di Catanzaro è stato più vicino alla nomina, durante la formazione del governo Renzi, che lo aveva già contatto per sondare la sua disponibilità. «Mi chiamò 15 minuti prima di incontrare il Presidente della Repubblica (allora era Napolitano, ndr) con la lista dei ministri, chiedendomi se confermavo la mia disponibilità. Gli risposi che sono un uomo di parola e che se avessi avuto carta bianca avrei accettato l’incarico». Come andò a finire è storia recente: Gratteri non divenne ministro.

«Fu Napolitano a non volerlo», ha precisato Alessandro Di Battista, grillino delle origini, che nel frattempo ha raggiunto lo studio. Di Battista, che non ha nascosto la sua ammirazione per Gratteri, ha anche aggiunto: «È la prima volta che lo incontro». Un assist inaspettato per Floris, che con una fulminante battuta ha replicato: «Ringrazi Iddio…».