VIDEO | Il procuratore di Catanzaro alla presentazione del suo ultimo libro, scritto assieme ad Antonio Nicaso: ««I calabresi non sono omertosi, non sanno con chi parlare. Chi viene da me affida la sua vita nelle mie mani»
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Una piazza Garibaldi di Vibo gremita e attenta alle parole del “procuratore della gente” Nicola Gratteri, il quale partendo dal racconto del suo ultimo libro “Storia segreta della ‘ndrangheta”, scritto assieme ad Antonio Nicaso, ha voluto stimolare una profonda riflessione in chi lo stava ascoltando. «Per me è fondamentale parlare alla gente, importante come fare le indagini. La gente non è omertosa, i calabresi non sanno con chi parlare. Ne è prova che sono centinaia i cittadini vessati dal dalla ‘ndrangheta che vengono a denunciare e che vengono a trovarmi, che mettono la loro vita nelle mie mani e quella dei miei collaboratori. Io racconto questo, come questa sera ho raccontato ai vibonesi che ce la possiamo fare, che noi ce la stiamo mettendo tutta».
La ‘ndrangheta e prima ancora la picciotteria, com’è documentato nel libro, ha dimostrato sin dal primo momento la sua ferocia. «Io cerco di spiegare che non esiste la mafia buona e la mafia cattiva. C'è gente che va in giro a narrare che quella che esisteva una volta aveva valori e rispetto delle donne e dei bambini... Ma quando mai? Andate a studiare, studiatevi la storia degli archivi di Stato, con quanta ferocia la ‘ndrangheta ha ucciso donne e bambini». E poi la rassicurazione verso il territorio vibonese che avrà al suo servizio nuove forze impegnate nella lotta al potere mafioso. «Ho detto perché fidarsi di questi investigatori che sono venuti qui con un piano preciso, un mandato specifico: quello di contribuire assieme alla Procura distrettuale e assieme alla parte sana di questa provincia a cambiarla, renderla più vivibile. Noi crediamo molto in questo progetto, in questa rivoluzione: ho messo proprio su questa provincia tre sostituti procuratori di primissimo ordine, giovani colleghi meravigliosi, intelligenti, preparati, onesti e io ho voluto tenere per me la delega al coordinamento delle indagini di competenza Distrettuale di Catanzaro perché capisco, mi rendo conto dell'importanza e della delicatezza della situazione e la forza della ‘ndrangheta in questa provincia».