Il caso di Santo Maviglia: per lo Stato è un affiliato alla ’ndrangheta a cui sono stati corrisposti aiuti in maniera illegittima. In passato il suo nome è finito in un’inchiesta sulle infiltrazioni negli appalti della Tav Milano-Torino
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Per lo Stato è un affiliato alla ’ndrangheta, con tanto di sentenza definitiva rimediata nell’ottobre 2000. Nonostante il verdetto della Corte d’appello di Reggio Calabria, Santo Maviglia, classe ’73, di Africo, ha chiesto e ottenuto per 15 anni i fondi europei per l’agricoltura.
La magistratura contabile gli chiede il conto con due sentenze. La prima risale a qualche anno fa: 75mila euro di danno erariale per i contributi ricevuti tra il 2008 e il 2020. L’8 marzo scorso è arrivata una nuova pronuncia. Dopo quella prima condanna, Arcea – agenzia regionale che si occupa proprio delle sovvenzioni per gli imprenditori agricoli – ha effettuato nuovi controlli ed evidenziato che anche per gli anni 2005-2007 Maviglia aveva beneficiato di fondi per più di 28mila euro.
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Gli erano stati erogati come titolare dell’azienda Edil Costruzioni, considerata una piccola impresa agricola. Le domande avanzate riguardavano la conduzione di un numero di capi di bestiame compreso tra 104 e 224 su varie decine di ettari di terreno. Per i giudici, Maviglia non poteva ovviamente non sapere di essere stato condannato e non poteva neppure ignorare i divieti fissati per chi, come lui, era destinatario di una sentenza definitiva per associazione mafiosa.
«In conclusione – si legge nella sentenza – sussiste una condotta antigiuridica e colpevole di natura dolosa di Maviglia Santo, posta in essere in violazione degli obblighi assunti per l’erogazione del finanziamento, funzionali alla realizzazione del programma pubblico di sostegno della Politica Agricola Comune in Calabria; e tale condotta illegittima ha cagionato il contestato danno ingiusto contestato dalla Procura». Conclusione: Maviglia dovrà versare più di 28mila euro per risarcire il danno erariale che si sommano ai 75mila euro per i quali è già stato sanzionato: oltre 100mila euro.
Maviglia era già emerso nelle cronache giudiziarie qualche anno fa, quando la Procura di Milano aveva puntato sguardo e attenzioni investigative sulle presunte infiltrazioni negli appalti dell’Alta velocità ferroviaria. La sua ditta, all’epoca, spuntò fuori dalle carte sulle attività di svuotamento dei terreni a ovest del capoluogo lombardo. Nei lavori saltò fuori un collegamento tra gli appalti e alcune famiglie di Platì insediate a Milano e impegnate nel business del movimento terra. Uno dei nomi in testa all’elenco era proprio quello di Santo Maviglia, arrestato nel 1992 nell’ambito di una maxi operazione contro il narcotraffico. All’epoca Maviglia fu destinatario di un semplice avviso di garanzia: nulla a paragone della condanna rimediata nel 2000 e che gli avrebbe dovuto sbarrare la strada ai fondi per l’agricoltura. Avrebbe dovuto, appunto, perché per 15 anni i contributi sono regolarmente arrivati.