Il provvedimento adottato dalla Prefettura riverbera gli esiti dell’inchiesta Jonny che colpì La Misericordia, Leonardo Sacco e don Eduardo Scordio, insieme a decine di persone vicine alla famiglia Arena
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Se si potesse fare dell’ironia si potrebbe dire che per come seguono i flussi dei migranti le cosche del crotonese, li si dovrebbe assumere direttamente al Viminale. Ma purtroppo le cronache giudiziarie ci raccontano che non c'entra proprio nulla pur confermando la conclusione. Si può infatti ripartire dalle testimonianze di Antonio Frustaglia, che ancora ad oggi nell'area di Isola Capo Rizzuto risulta essere uno dei pochi imprenditori che ha avuto il coraggio di puntare il dito contro quelli che per due sentenze furono individuati come aguzzini.
Fu infatti circostanziata processualmente sia in primo grado che in appello una complicità diretta dell’allora governatore della sezione calabrese e lucana della Confraternita delle Misericordie e del parroco don Edoardo Scordio con decine di persone appartenenti alla famiglia Arena, condannati per associazione mafiosa, che gestirono in 10 anni 103 milioni di euro di fondi europei per servizi al Cie prima ed il Cara dopo che era il più grande “deposito” di migranti d’Europa, ubicato a Sant’Anna in provincia di Crotone nel territorio di Isola Capo Rizzuto.
Ne uscì che le risorse pubbliche destinate alla gestione del centro per i richiedenti asilo furono spartite lucrando sulla pelle di migliaia di migranti con Sacco che aveva diversi legami politici e il beneplacito di tutta la classe dirigente nazionale, da destra a sinistra. Poi è altrettanto noto come dopo sei anni di carcerazione di Leonardo Sacco, molti dei quali passati in regime di 41 bis, la corte di Cassazione ha annullato con rinvio la sentenza di condanna sia a Sacco che a don Eduardo Scordio, ordinando un nuovo appello che la terza sezione della Corte d'Appello di Catanzaro riporta a giudizio, per Sacco, don Scordio ed altri 37 imputati con le medesime accuse di infiltrazione mafiosa con distrazione di fondi pubblici di cui sopra. Processo che si sta rifacendo con udienze rimesse a ruolo da novembre scorso.
‘Ndrangheta | Interdittiva antimafia per la Prociv Arci di Isola Capo Rizzuto: non potrà assumere la gestione del Cara
Oggi arriva l’ufficialità di una interdittiva antimafia della Prefettura di Crotone contro la Prociv Arci di Isola Capo Rizzuto; quest’altra notissima associazione del terzo settore, attiva anch’essa da almeno un ventennio nel settore dell’accoglienza ai migranti, e che a tutt'oggi gestisce alcuni centri Sprar dislocati sul territorio crotonese, ma non potrà assumere la gestione del Cara di cui si era aggiudicata la relativa gara d’appalto bandita proprio dalla Prefettura di Crotone nel gennaio dello scorso anno. La gestione del Cara sarebbe dovuta durare un anno con facoltà di rinnovo per ulteriori 12 mesi, per un importo complessivo per 24 mesi di pochissimo inferiore a sei milioni di euro. Lo avrebbe dovuto fare nelle more del subentro alla sezione crotonese della Croce Rossa Italiana, che al momento gestiva il Cara di Isola Capo Rizzuto in prorogatio e nonostante fosse stata commissariata dai vertici nazionali della più nota organizzazione al mondo, per irregolarità mai meglio precisate. Ed oggi arriva questa altra “pena” per la Prociv Arci per cui è utile leggere il comunicato diramato dalla Prefettura stessa che non cita il nome dell’associazione poi filtrato ovviamente dalle agenzie, pur ricostruendo i termini della procedura prima aperta di informativa sul rischio di infiltrazioni mafiose che poi ha concluso con l’adozione e la notifica dell’interdittiva antimafia. E dal comunicato, la Prefettura rende noto che «nel corso della disamina procedimentale sono emersi fatti plurimi e concreti elementi da cui risulta una condizione di asservimento o di potenziale asservimento dell’Associazione da parte della criminalità organizzata» aggiungendo che si conferma così «il pervicace tentativo delle cosche di perseguire le opportunità affaristiche negli ambiti commerciali in cui hanno sviluppato un riconosciuto background criminale».
Oggi c’è una memoria che deve anche tenere conto che la Prefettura di Crotone, prima dell’attuale Eccellenza Franca Ferraro, è stata retta da Maria Carolina Ippolito dal 2020 fino a marzo scorso dopo che, tra il 2013 ed il 2017, aveva prestato servizio presso la Prefettura di Crotone con funzioni di Vice Prefetto Vicario e di Presidente Supplente della Commissione Territoriale per il Riconoscimento della Protezione Internazionale di Crotone. Ma c’è anche da chiedersi se le “maledizioni” delle cosche, da sempre attratte dai flussi di denaro, possano essere gestite senza lacrime da coccodrillo da versare dopo gli affari fatti dalla ndrangheta (che non fa affari da sola) e processi da rifare; e se, piuttosto, il Viminale e la politica nel suo assieme, abbia voglia di assumere procedure e legislazioni speciali che rendano impermeabile un sistema di appalti mai modificato sin dai tempi dell’inchiesta Jonny, che poi ha scoperchiato sistemi di sfruttamento di intere generazioni di migranti con risvolti macabri che, anche in altri centri, vengono quasi puntualmente a galla e quasi mai circostanziati giudizialmente con sentenze definitive, oppure se altre stragi come quelle di Steccato di Cutro, gestite guarda caso in molti ruoli anche dalla Prociv Arci di Isola Capo Rizzuto, debbano servire a polemiche politiche e provvedimenti legislativi che guardano sempre al dito e mai alla luna.