«I nostri studi sono affollati anche di genitori e bambini sani, per la richiesta di adempimenti burocratici che non garantiscono alcuna protezione. Da una parte diciamo che i bambini devono frequentare il meno possibile ambulatori e pronto soccorso e dall’altra li facciamo venire per un adempimento inutile. Ogni Regione sta infatti interpretando a modo suo l’articolo dedicato ai certificati medici per la riammissione a scuola, contenuto nell’ultimo Dpcm sul coronavirus. Così è il caos, si mettono in difficoltà le famiglie costrette dalle scuole a chiedere ai pediatri di cure primarie di attestare l’assenza di malattia». Questa la denuncia del Presidente della Federazione italiana medici pediatri, Paolo Biasci, alle prese con centinaia di segnalazioni dalla rete delle cure primarie, in prima linea nell’emergenza coronavirus.

 

«In un momento critico come questo, dobbiamo in tutte le Regioni rispondere in maniera univoca alle esigenze di salute pubblica – prosegue Biasci – e per farlo abbiamo bisogno di muoverci in maniera coordinata. Chiediamo pertanto che il Ministero dell’Istruzione, d’intesa col Ministero della Salute, spieghi con chiarezza, in una circolare, che fino al 15 marzo la riammissione a scuola potrà avvenire senza certificato medico in tutte le Regioni in cui non è stata sospesa l’attività scolastica, fatte salve le assenze superiori a 5 giorni per malattie infettive soggette a denuncia».

 

«In molte Regioni la certificazione di riammissione in classe è stata abolita da anni – conclude Biasci – proprio perché ritenuta inutile anche alla prova delle valutazioni scientifiche. Il triage telefonico e i consigli che abbiamo dato alle famiglie hanno sinora funzionato bene. Non dobbiamo tornare indietro, rischiando peraltro di allargare il contagio, solo perché una prescrizione transitoria non è stata correttamente recepita dalle scuole. La rete delle cure primarie sta reggendo a un’incredibile pressione. Non possiamo permetterci di aggiungerne di inutili e dannose».