L'associazione chiede modifiche ai provvedimenti del governo. Invocate la correzione delle norme sul credito e la tracciabilità sui finanziamenti alle imprese
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«È indispensabile evitare, soprattutto in Calabria, che l'emergenza sanitaria ed economica creata dal Covid-19 si trasformi in un'occasione di profitto per le organizzazioni criminali danneggiando ulteriormente le tante imprese che hanno sempre lavorato in maniera lecita ed onesta».
È quanto si afferma in una nota di Legambiente Calabria secondo cui «il nuovo decreto del governo, nell'encomiabile obiettivo di prevedere varie misure dirette ad assicurare la continuità delle imprese nella fase emergenziale, a sostegno dell'economia e dell'occupazione, desta sotto diversi aspetti preoccupazioni se osservato “nella prospettiva delle politiche di prevenzione criminale” per come affermato dai procuratori capo di Milano e Napoli Francesco Greco e Giovanni Melillo che hanno chiesto urgenti correzioni di rotta».
Credito senza certificazione antimafia
«L'articolo 13 comma 5 del decreto, infatti – è detto nella nota nota di Legambiente Calabria – prevede la possibilità che il credito sia concesso anche alle imprese per le quali non è possibile l'immediato rilascio della certificazione antimafia, riservandosi, successivamente, se dovessero sussistere cause interdittive, di revocarlo, mantenendo comunque la garanzia dello Stato. La denuncia “forte e chiara” sui rischi che sta correndo il Paese, arrivata da parte della magistratura è condivisa dal presidente nazionale di Legambiente Stefano Ciafani che ha chiesto, inoltre, al governo che tra i delitti per i quali non è possibile beneficiare di alcun sostegno pubblico ci siano i delitti ambientali introdotti nel codice penale dopo oltre venti anni di lotte dell'associazione ambientalista».
La situazione in Calabria
«La situazione – prosegue la nota – rischia di essere particolarmente grave in Calabria, per come si evince anche dalle dichiarazioni del procuratore della Repubblica di Catanzaro Nicola Gratteri nel lanciare l'allarme sulle possibili ingerenze della mafia nella gestione degli aiuti economici ad imprese e famiglie contenuti nel decreto liquidità».
Per la vice-presidente di Legambiente Calabria Anna Parretta, «sussiste il rischio potenziale ma enorme che, a causa delle lacune del sistema, possano avvalersi delle garanzie dello Stato e dei finanziamenti previsti dal decreto n. 23/2020 anche imprese affiliate o vicine alla 'ndrangheta. Per evitare o almeno limitare questo rischio sarebbero necessarie le opportune modifiche al decreto ad esempio, prevedendo la tracciabilità dell'utilizzo dei finanziamenti e subordinando l'accesso al credito agevolato all'obbligo preventivo, da parte dell'imprenditore di attestare, a pena di falso, di non essere sottoposto a procedimenti per gravi delitti tra i quali quelli di corruzione, frode fiscale, criminalità organizzata e tutti i cosiddetti eco-reati tra i quali inquinamento o disastro ambientale, traffico illecito di rifiuti e omessa bonifica».