Se è vero che il numero dei positivi nelle scuole per il momento non è allarmante, c'è da dire che quasi il 10% dei contagi dall'inizio delle lezioni ha riguardato studenti, professori e bidelli: infatti il numero degli infetti totali in Italia tra il 14 e il 26 settembre ammonta a 20.355 casi, di cui quasi 2 mila da chi frequenta la scuola. Un dato che in fondo si attendeva con l'apertura delle scuole, ovvero una maggiore circolazione del virus.

 

«Non dobbiamo festeggiare: bisogna rimanere molto cauti, avere massimo senso della responsabilità e rispetto delle regole fuori dalla scuola, abbiamo fatto tanta fatica per riaprire, ora la scuola va protetta, deve rimanere aperta», ha ribadito la ministra dell'Istruzione, Lucia Azzolina.

 

Nella giornata di ieri sono partiti i test rapidi salivali per i bambini più piccoli delle scuole del Lazio: una sorta di spugnetta da masticare per rilevare attraverso la saliva la possibile presenza del contagio. Una modalità meno invasiva rispetto ai tamponi dei test rapidi orofaringei che da giorni sempre nel Lazio vengono fatti ai ragazzi delle scuole superiori. «Noi siamo intervenuti in circa 300 plessi scolastici di vari istituti. Al momento abbiamo avuto 334 casi positivi, la gran parte esterni alla scuola, ovvero il virus non è stato contratto a scuola. Questi casi sono in prevalenza studenti, per circa il 90%. Allo stato attuale, il mondo scuola non è il motore della trasmissione del virus, i casi della scuola sono inferiori al 10% del totale», ha detto l'assessore regionale alla Sanità Alessio d'Amato, raccontando il lavoro svolto finora. 

 

Tuttavia Andrea Crisanti, ordinario di microbiologia all'Università di Padova, mette in guardia: «I test salivari e altre tipologie di test rapidi sono molto utili per analizzare le grandi comunità, e rapidamente. Però bisogna dire che questi test hanno una sensibilità minore, quindi alcuni positivi sfuggono». Nel concreto, prosegue l'esperto, «se in una scuola si trovano dei positivi vuol dire che in quella comunità il virus circola, e quindi bisogna ritestare tutti con il tampone normale. Se invece in una comunità sono tutti negativi, ci si ferma lì».

 

Ogni regione in questo campo si muove in maniera differente. In Emilia Romagna per esempio è stato siglato un accordo per far partire test sierologici rapidi anche per gli studenti in farmacia, con esito in soli 15 minuti. Screening di massa nelle scuole contro il Covid si faranno in Sicilia: a stabilirlo il piano regionale per contenere il contagio, anche per ridurre la pressione sul sistema ospedaliero. Il Veneto invece ha realizzato una evoluzione del test rapido antigenico, attraverso "una nuova macchinetta" in grado di fornire una risposta sulla positività in dieci minuti; la novità sarà utilizzata nelle scuole e in pazienti particolari.

 

E mentre ben 18 ragazzi di una stessa classe sono risultati contagiati in un istituto superiore di Taranto, i presidi continuano a lamentare la babele di regole e di comportamenti differenti tra le diverse Asl: «abbiamo notizie di prassi difformi, attuate dai dipartimenti di prevenzione delle ASL, riguardo ai casi sintomatici», ha detto Antonello Giannelli della Anp. Anche Paola Serafin, che guida i dirigenti scolastici della Cisl, ha fatto notare che «da territorio a territorio ci sono differenze nella tempestività di intervento e nella modalità di applicazione dei protocolli, quindi anche nel decidere se mettere in quarantena o no le classi. Laddove le Asl non sono tempestive, a volte perchè troppo sotto pressione, i dirigenti scolastici sono in difficoltà e si assumono responsabilità che non sono loro, per esempio nel decidere di far passare tutta la scuola alla didattica a distanza, per evitare rischi sanitari. Serve riattivare con urgenza il Tavolo nazionale per la sicurezza».

 

I sindacati della scuola hanno infine indetto una giornata di mobilitazione per i precari della scuola per il 14 ottobre: la protesta è contro il concorso straordinario e a seguire per quello ordinario da 500 mila candidati.