Caso Chindamo, le telecamere smontate e le richieste di Ascone ad Emanuele Mancuso
L'uomo fermato accusato di aver portato il collaboratore di giustizia a smontare un impianto di videosorveglianza della polizia al bivio fra Mileto e Rosarno
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Non solo la telecamera della propria villetta posta dinanzi al cancello dell’azienda agricola di Maria Chindamo, ma anche un impianto di videosorveglianza pubblico posizionato dalla polizia è stato disinstallato. Salvatore Ascone, 53 anni, di Limbadi, detto “Turi U Pinnularu”, in carcere per concorso nell’omicidio di Maria Chindamo, è infatti accusato non solo di aver manomesso l’impianto di videosorveglianza della propria abitazione di località Montalto, contrada Carini, di Limbadi in modo tale da favorire gli autori del rapimento dell’imprenditrice di Laureana di Borrello caricata con la forza su un’altra auto, ma pure di aver incaricato Emanuele Mancuso – dallo scorso anno passato fra i collaboratori di giustizia – a disinstallare una telecamera pubblica posizionata da tempo al bivio fra Mileto e Rosarno.
Un omicidio pianificato
Un particolare importante per i carabinieri e il pm della Procura di Vibo Valentia Concettina Iannazzo, perché va a rafforzare l’idea che l’omicidio di Maria Chindamo sia stato pianificato da tempo in ogni dettaglio e i carnefici si siano preoccupati di non essere ripresi nelle vie di fuga. Emanuele Mancuso era specializzato in elettrotecnica e proprio per questo Salvatore Ascone lo aveva spesso chiamato per effettuare delle bonifiche ambientali assicurandosi così l’assenza da microspie. Emanuele Mancuso frequentava giornalmente Salvatore Ascone e la sua famiglia, tanto che dopo un primo sequestro delle auto di “U Pinnularu” da parte del gip nell’ambito dell’inchiesta sulla scomparsa di Maria Chindamo, lo stesso Ascone aveva incaricato proprio Emanuele Mancuso per procurargli delle macchine a noleggio.
Le “bonifiche” dopo la scomparsa della Chindamo
«Sono stato chiamato da Ascone a fare delle bonifiche nei giorni successivi alla scomparsa della Chindamo – rivela Emanuele Mancuso – prima nella sua abitazione, poi nella sua casa di campagna e dopo ancora sulle auto che gli erano state sequestrate e quindi restituite. Ascone sapeva di essere monitorato non solo per la vicenda Chindamo». Il 18 agosto 2017, quindi, i carabinieri della Stazione di Nicotera, nel corso di una perquisizione domiciliare, hanno trovato a casa di Ascone un dispositivo solitamente usato per rivelare la presenza di microspie.
Il sabotaggio della telecamere al bivio Mileto-Rosarno
Emanuele Mancuso ha riferito altresì dello smontaggio di una telecamera piazzata dalla polizia giudiziaria nel bivio Vibo-Mileto-Rosarno. «Sono stato incaricato da Salvatore Ascone di rimuovere una videocamera montata dalle forze di polizia e posta al bivio Vibo-Mileto-Rosarno dal quale si va per Limbadi. La telecamera – ricorda Emanuele Mancuso – era posta su un albero di quercia e non era facile individuarla. Non ricordo se ho staccato la telecamera prima o dopo la scomparsa di Maria Chindamo, posso solo dire che Ascone mi ha mandato a smontarla. Ho appreso della presenza della telecamera da Ascone il quale però non mi disse come aveva appreso la notizia, sebbene si vantasse sempre di avere contatti importanti con due persone di spessore che gli davano informazioni. Mi disse che queste due persone erano dei carabinieri, ma non mi disse mai il loro nome, anche perché era attento a conservare per sé i canali informativi. Ascone mi ha indicato il luogo dove c’era questa telecamera, facendomi strada sul posto con la sua macchina, mentre io lo seguivo viaggiando a bordo della mia S3 bianca. Io mi attivai per rimuoverla il pomeriggio successivo. Era molto distante dalla sua campagna e mi ha molto sorpreso che mi avesse chiesto di rimuoverla. Per questo io ho associato questa richiesta alla scomparsa della Chindamo. Del resto, la telecamera puntava sulla strada provinciale Mileto-Rosarno e si vedevano pure le macchine che andavano da Nicotera-Limbadi verso Rosarno o viceversa. Nello stradone che riprendeva la predetta telecamera ci sono le ragazze squillo e vi erano poi una serie di viuzze di campagna, attraverso le quali era possibile raggiungere, come percorso alternativo, Rosarno ed altri luoghi senza essere ripresi».
L’interrogatorio di garanzia di Salvatore Ascone, difeso dagli avvocati Francesco Sabatino e Salvatore Staiano, è previsto per la giornata odierna dinanzi al gip del Tribunale di Vibo Valentia.
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