VIDEO | Un panettiere di Lamezia Terme racconta come l'aumento dei costi per l'energia abbia influenzato anche quello delle materie prime: «Costretti ad aumentare i prezzi dei nostri prodotti per rientrare dalle enormi spese» (ASCOLTA L'AUDIO)
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Un effetto domino quello innescato dai rincari di energia e gas che sta trascinando anche i beni di prima necessita come il pane. Lo sanno bene i panettieri, coloro che a causa dell’uso prolungato dei forni consumano molta energia elettrica e gas e si sono visti arrivare bollette da far accapponare la pelle. Ma non solo. È aumentata anche la farina e questo ha comportato uno stravolgimento dei costi e per rientrarvi chi svolge questa attività ha dovuto ritoccare i prezzi di pane, focacce, pizze, dolci.
Il no alla 'ndrangheta
A farci da guida, a spiegarci che cosa accade dietro le quinte del commercio di questo settore, è Luigi Angotti, diventato noto alle cronache suo malgrado quando un ordigno nel 2017 esplose facendo saltare in aria uno dei suoi punti vendita di Lamezia perché i suoi figli non si era piegati ad acquistare alcune alimenti da chi veniva loro indicato dalle cosche.
Il giorno dopo, la famiglia Angotti era già al lavoro. La determinazione, la passione ma anche la testardaggine hanno fatto sì che poco tempo dopo le panetterie aumentassero, perché di darla vinta alla criminalità organizzata dopo anni di sudore e sacrifici gli Angotti non avevano nessuna intenzione. Ora la crisi economica, prima la pandemia, le chiusure per covid, l’aumento dei prezzi. Gli ultimi anni sono stati come montagne russe ma si va avanti.
Bollette raddoppiate
«Prima avevamo bollette da 2500 euro al mese di energia elettrica, ora arrivano da cinque mila euro. Una bella botta, non ce lo aspettavamo proprio – esordisce Angotti- ci siamo ritrovati a dovere adeguare i prezzi di pane, pizze e dolci anche se non quanto dovuto rispetto a quanto noi stiamo spendendo in più».
Farina alle stelle
E non si potrebbe fare diversamente visto che c’è già, ci spiega l’imprenditore chi ha dimezzato gli acquisti, passando dal classico chilo di pane al mezzo chilo. A pesare è il costo della farina aumentato, ci illustra, da 0,40 centesimi al chilo fino a 0,70 centesimi nel caso di quella di grano tenero. Raddoppiata quella di grano duro, da cinquanta centesimi di euro a un euro tondo. «Avremmo potuto fare lo stesso anche noi e raddoppiare i costi – ci dice Angotti – ma non ce la siamo sentita anche se non è facile perché i consumi sono calati, siamo stati chiusi diversi mesi e abbiamo da recuperare».
Essere imprenditore
«Rispetto ad altri colleghi e attività, siamo stati avvantaggiati nella prima fase con un codice Ateco che ci ha permesso di rimanere aperti in zona rossa», e anche ora che gente in giro ce ne è di meno, si esce solo per le cose indispensabili e l’economia sta girando a tratti, Angotti non è del tutto pessimista. Fa parte dell’essere imprenditore, ci dice, dovere fronteggiare imprevisti. «Per esserlo bisogna sentirselo addosso – ci dice- sposare la propria attività, passarci giornate intere», afferma mentre mostra orgoglioso uno dei ragazzi extra comunitari che lavorano da lui e spesso approdati tramite borse lavoro e sprar.