VIDEO | Lo ha dichiarato in aula nel corso dell'udienza l'ex collaboratore di giustizia Antonio Parisi chiamato a deporre dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo
Tutti gli articoli di Cronaca
Sono stati tanti i vuoti di memoria dell’ex pentito Antonio Parisi che oggi è stato chiamato a deporre dal procuratore aggiunto Giuseppe Lombardo al processo ‘Ndrangheta stragista. Ma nonostante le difficoltà a ricostruire fatti e dinamiche, l’uomo legato al clan dei calabresi di Coco Trovato ha ricostruito una vicenda in modo chiaro: «In carcere Vittorio Ierinò detto “manigghia” mi ha detto che era in possesso di questa cassetta, o forse erano due, e lui voleva che la prendessi io, ma ero in carcere. Non so dove sono adesso, io la cassetta non l’ho mai vista, me ne ha parlato Ierinò e dentro c’erano Berlusconi, persone dei servizi segreti e uomini di ‘ndrangheta. Era un incontro avvenuto in un casolare sopra Archi ed è stata registrata in una casa di un latitante nascosto in questa casa».
L’ex collaboratore di giustizia racconta come il detenuto «mi disse di queste cassette, ma non so dove sono. C’è Berlusconi che parla e in quella cassetta ci dovrebbe anche essere un’altra riunione fatta a Roma da Berlusconi, almeno così mi ha detto Ierinò, ma non mi ha mai detto come faceva ad averle. Addirittura voleva venderle ai giornalisti o darle alle autorità» per poi fare riferimento anche «al finto attentato a Scopelliti» e al «C4 a Saline ioniche, la nave affondata da cui prendevano le armi e le bombe».
Ma il pm Lombardo ha più volte rinfrescato la memoria di Parisi con i verbali del 2013 dove l’uomo faceva riferimento al latitante Pasquale Condello e confermava l’esistenza di «rapporti proprio tra mafia, ‘ndrangheta e Stato. Non le ho vissute io me le hanno raccontate». E spiega come nella cosca «Tonino Schettini era il numero due di Coco Trovato ed era affiliato e operativo, era del gruppo di fuoco, era un killer. C’erano anche quelli che tenevano i rapporti con i magistrati per aggiustare i processi, ne ho beneficiato anche io per un reato di armi».