Sulle assunzioni della Sorical e sull’operato del suo commissario liquidatore il consigliere regionale Gianluca Gallo (Casa delle libertà) ha chiesto tramite interpellanza al presidente della giunta regionale, Mario Oliverio di conoscere la posizione del governatore in merito alla vicenda, se c’è l’intenzione di avviare una verifica su quanto accaduto e come s’intende procedere per garantire la funzionalità del servizio idrico e la costituzione in tempi certi dell’Autorità idrica calabrese.

Le premesse

Queste le premesse. Lo scorso 13 febbraio, la testata giornalistica on line Lacnews24.it pubblicava un articolo dal titolo “Regione: 55 assunzioni alla Sorical senza concorso pubblico: basta un colloquio”. Nel testo si dava conto delle procedure promosse da Sorical per l’assunzione a tempo indeterminato di 55 unità senza previo concorso pubblico ma sulla base di semplici colloqui, peraltro senza alcuna forma di preventiva pubblicità ed in assoluta mancanza di trasparenza. La notizia, lungi dal trovare smentita, veniva confermata dal commissario liquidatore della Sorical, nel corso di una conferenza stampa, durante la quale lo stesso spiegava essere avvenute le assunzioni, in numero di 57, immettendo alle dipendenze dell’ente il personale che negli anni e sino a quel momento aveva prestato servizio in aziende private esterne legate da contratti d’appalto alla Sorical.

Le giustificazioni della Sorical

Nella stessa circostanza – ribadisce Gallo - sempre il commissario liquidatore giustificava la scelta richiamando l’esistenza di un presunto accordo tra Sorical e sindacati, risalente al 2003, sottolineando doversi pertanto ritenere immune da vizi la procedura seguita. «La descritta situazione – aggiunge il consigliere regionale - suscita allarme e diffuse perplessità, essendo Sorical società mista a prevalente capitale pubblico regionale, con il 53,5% delle quote in mani della Regione Calabria. La società, titolare della gestione del sistema idrico calabrese, è da tempo in liquidazione». Dopo due giorni, il 15 febbraio, nel corso di una conferenza stampa, «il commissario liquidatore ha ammesso essere la società affidata alle sue cure sull’orlo del default, richiedendo al socio pubblico Regione Calabria un impegno straordinario di un miliardo e mezzo di euro in 10 anni al fine di scongiurare il fallimento ed il blocco del sistema idrico calabrese, richiedendo contestualmente l’acquisizione da parte della stessa Regione anche del 46,5% di quote sociali attualmente in mano ad investitori privati, per giungere così alla completa pubblicizzazione della società».

La Società in liquidazione

«Alla luce dei fatti esposti, vieppiù in considerazione dello stato di liquidazione in cui la società versa, riesce difficile comprendere se e come la stessa possa procedere a  decine di assunzioni, peraltro senza far ricorso a concorsi pubblici, come pure la sua natura di ente privato a controllo prevalentemente pubblico imporrebbe» continua Gallo nel comunicato ribadendo: «L’atteggiamento mostrato e le decisioni assunte appaiono in netto contrasto non soltanto con i principi di imparzialità e trasparenza, quanto anche con i compiti e la missione specificamente assegnati al commissario liquidatore di parte pubblica, nominato per volontà della Regione Calabria nel corso dell’assemblea sociale straordinaria dell’11 febbraio 2016».

«Sorical non ha titolarità»

In particolare, si evidenzia quindi «nel corso del regime di commissariamento non risultano essere stati realizzati gli obiettivi prefissati e ad oggi la Calabria è ancora l’unica Regione d’Italia a non aver individuato un soggetto di legge, in spregio della normativa vigente. Inoltre – evidenzia -  come ammesso dalla stesso commissario liquidatore e sulla base della L. R. 10/97 attuativa della L. 36/94, Sorical non ha alcuna titolarità per la gestione del servizio idrico integrato, risultando pertanto marginale rispetto al necessario passaggio all’Autorità idrica calabrese, essenziale ed urgente se sol si considera che la Calabria è destinataria di due procedure di infrazione comunitaria – le nn. 2004/2034 e 2014/2059 – e di una terza in itinere e già comunicata dal Ministero dell’Ambiente per la mancata conformità dei sistemi fognari e depurativi agli standard previsti dalla Direttiva comunitaria 91/271/CEE, e quindi sia per deficit di copertura fognaria e di collettamento che per deficit di copertura depurativa dei reflui prodotti».

 

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