Le dichiarazioni del procuratore di Reggio Calabria sull'operazione denominata Spes Contra Spem condotta stamani dai carabinieri
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«È un'operazione giudiziaria di particolare rilievo anche per il profilo criminale di alcuni soggetti raggiunti dalla misura cautelare. L'indagine nasce dall'attenzione con cui alcune stazioni dei carabinieri sul territorio hanno intercettato il disagio e il timore di alcuni esercenti attività d'impresa e di comuni cittadini per vicende estorsive e per il clima di forte intimidazione che si stava creando in alcuni contesti territoriali. Da tali spunti di indagine è emersa una realtà di pressioni intimidatorie 'ndranghetiste che il gip ha riconosciuto ed ha riferito anche a soggetti dal rilievo criminale di Pasquale Zagari che, come lo stesso gip scrive, 'al di là degli slogan utilizzati per nulla è cambiato'».
Così il procuratore di Reggio Calabria, Giovanni Bombardieri, ha commentato l'operazione denominata Spes Contra Spem condotta stamani dai carabinieri con l'arresto di 11 persone.
«Quanto accertato nel corso delle indagini, infatti - prosegue - contrasta radicalmente con l'immagine che l'indagato voleva offrire di sé anche tramite i social, e addirittura partecipando a convegni in cui Zagari affermava che il suo era stato un percorso rieducativo che lo aveva condotto ad essere persona diversa da un tempo. In realtà le modalità con cui avvicinava le vittime, convocandole tramite i soggetti a lui vicini, o presentandosi ed offrendo protezione, anche in relazione a possibili pretese estorsive di altre cosche in altri territori quali Vibo Valentia e in Sicilia, così come l'evocazione degli anni '90 e al periodo in cui era 'giovanottino', sono tutti chiari elementi circa l'atteggiamento finalizzato al controllo del territorio ed alla affermazione del proprio ruolo criminale sullo stesso».
«Nel corso delle indagini, poi - conclude Bombardieri - altamente allarmante è stato il rinvenimento di un ordigno bellico di elevata offensività in un terreno riferibile ad alcuni indagati, e il rinvenimento di due fucili mitragliatori in un terreno attiguo a quello di un altro indagato. Così come altamente allarmante è stato il commento di uno degli indagati, in un colloquio pochi giorni dopo l'arresto di Pasquale Zagari nell'ottobre 2020, di far evadere lo stesso con l'uso di una bomba».