Patto criminale

A Milano mafie alleate ma fino a un certo punto, il presunto ’ndranghetista: «Dei calabresi si devono spaventare tutti»

Per Giacomo Cristello il Tribunale del Riesame considera valido l’impianto dell’accusa nell’inchiesta Hydra. I pm lo considerano uno dei membri di spicco del locale di Legnano. I summit e le “vanterie” in un’intercettazione: «Faccio questa vita da 40 anni»

di Pablo Petrasso
17 ottobre 2024
10:30
Uno dei 21 summit di mafia documentati dall’inchiesta Hydra
Uno dei 21 summit di mafia documentati dall’inchiesta Hydra

Nato a Crotone 63 anni fa, Giacomo Cristello è considerato uno degli esponenti del “locale” di Legnano-Lonate Pozzolo, un pezzo di ’ndrangheta vicino alla cosca di Cirò, governata dai Farao-Marincola. Proprio in un terreno di Castano Primio (provincia di Milano) riconducibile a Cristello si sarebbe svolto – secondo i pm della Dda di Milano – un summit per ricostituire il locale smantellato dall’inchiesta Infinito, una delle pietre miliari nella storia giudiziaria dei clan calabresi al Nord. 
Per Giacomo Cristello il Tribunale del Riesame ha riconosciuto la validità dell’impianto dell’accusa nell’inchiesta Hydra. Sarebbe un tassello dell’alleanza tra ’Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra.
È considerato un esponente del clan: «Io sono associato da 40 anni – dice in una intercettazione – io da quando avevo 16 anni, e ne ho 58, è 40 anni che faccio questa vita». 

Un pedigree da «componente del sistema mafioso lombardo». Anzi, da esponente di vertice, affiancato al presunto capo Massimo Rosi nel tentativo di ricostituire la ’ndrina «anche attraverso la rituale affiliazione di nuovi sodali e il coinvolgimento di storici affiliati e dei locali calabresi di Guardavalle e Cirò Marina».
A parlare di Cristello è il collaboratore di giustizia Emanuele De Castro in un verbale del 2019. De Castro spiega che l’indagato è affiliato al locale lombardo «almeno dal 2008». Ed è proprio lo stesso Cristello – secondo i pm antimafia – «a confermare le dichiarazioni del pentito» in un’intercettazione che risale al 16 aprile 2021. Nella conversazione con Massimo Rosi, il 63enne mostra un atteggiamento piuttosto risoluto prima di incontrare i presunti membri di altre fazioni mafiose di stanza a Milano.


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«Quando arrivo io li faccio tremare tutti»

«Quando arrivo io – dice – li faccio tremare a tutti, quando vedono a me devono tremare tutti, devono tremare. Dei calabresi si devono spaventare tutti». 
«Giacomo Cristello detto Cristello Giacomo», sembra quasi sdrammatizzare Rosi. «No, tutto – è la risposta –. La locale di Legnano, Giacomo Cristello fa parte della locale di Legnano. E quando c’è Cristello alla locale di Legnano, tutto a posto!». Poi afferma la propria affiliazione «da 40 anni. I fratelli miei tutti mi vogliono bene, poi te l’ho detto, io mi sono comportato bene».
Profilo ideale per riformare il gruppo a Legnano «come ai vecchi tempi».
È ancora De Castro a raccontare ai pm antimafia di Milano che Cristello «ha sempre spacciato, lui faceva rapine, rapine più che altro; infatti di Cristello posso dire un evento… un tentato omicidio nei confronti di un certo Pino, però non ricordo adesso il cognome». Ricordi vaghi: c’è anche un filo di malizia nei racconti del collaboratore («venivano arrestati tutti i suoi (di Cristello, ndr) complici tranne lui, e questo mi aveva sempre insospettito»).

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«Mi carico di armi, il primo che becco scarico una raffica»

Cristello parla in maniera molto esplicita con Rosi. Ricorda di traffici in cui avrebbe fornito «un treno di armi» ad alcuni compari siciliani che, però, non lo avrebbero mai accusato. Sempre di armi si tratta quando l’uomo si sente tradito dai suoi amici: «Non ne posso più… non ne posso più, da oggi in poi mi organizzo. Mi carico di armi… il primo che becco gli scarico una raffica come finisce e non mi interessa un c… di nessuno perché mi sento tradito da tutti».
In mezzo alle storie di una ’ndrangheta che punta a grossi affari e cerca di sfruttare gli agganci milanesi per fare business, il profilo di Cristello mostra aderenze con i clan più votati al controllo del territorio e a metodi spicci per affermarsi. Si muove per chiarire le controversie, raccoglie denaro per le spese legali dei detenuti. La sua per i pm milanesi è, comunque, una figura centrale per la ricostruzione del locale di Legnano-Lonate Pozzolo. Un tassello fondamentale nella costruzione dell’accordo tra mafie in Lombardia. ’Ndrangheta, Cosa nostra e Camorra facevano affari insieme. Alleati, sì, ma fino a un certo punto. Perché per Cristello gli amici contano ma «dei calabresi si devono spaventare tutti».

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