«Sono addolorata e disgustata. Sono spaventata di mettere al mondo un figlio perché siamo circondati da gente miserabile dentro». È ancora scossa Daniela. Arriva con il pancione nel reparto di Ortopedia del Giovanni Paolo II di Lamezia Terme dove è ricoverata per una frattura dell’omero e una prognosi di trenta giorni la madre settantenne, vittima insieme al genero, dell’aggressione avvenuta a ferragosto in un locale del lungomare di Falerna Marina.

 

Accanto a lei Carlos, origini dominicane, in Italia con tutta la sua famiglia da dodici anni. Sarebbe stato, secondo quanto

denunciato dalla coppia, il colore della sua pelle a scatenare quell’odio razziale che avrebbe portato ad una prima aggressione all’interno del ristorante e poi successivamente nel parcheggio antistante.

 

Tutto sarebbe nato da alcune annotazioni rivolte ai camerieri in merito alla cottura della pasta, racconta Carlos, ma la cosa sarebbe degenerata con insulti razzisti. «È la prima volta che sono vittima di un episodio razzista» si sfoga il ragazzo che ripete più volte come gli sia stato detto che in Calabria non ci sia posto per i negri e che ormai lo pensi anche lui perché lo ha sperimentato sulla sua pelle».

 

Ci mostra le foto della sera dell’aggressione, il volto contuso e gonfio, così come altre parti del corpo.  Racconta di come alla suocera che cercava di sedare la situazione sia stato chiesto cosa ci facesse con un «nero di m…». 

 

Un aggressione a cui si sarebbero aggiunte più persone. Gli uomini della Polizia di Stato ne cercando sette e ne hanno identificati tre. Tra questi anche qualche extracomunitario.

 

Sulla vicenda indagano a 360 gradi gli inquirenti che hanno acquisito le immagini di videosorveglianza del lido per capire che cosa possa avere scatenato una simile aggressione e chi debba pagare per quanto accaduto.