La preside dell’Istituto comprensivo di Vibo Marina ha deciso di denunciare il caso al presidente della Commissione antimafia dopo la decisione del Comune di Nicotera di trasferire nell'immobile la scuola media
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Anni persi tra trafile burocratiche, intoppi di varia natura, ritardi sospetti e perfino furti. Il tutto ulteriormente frenato dai commissariamenti che hanno interessato l’ente pubblico di riferimento: il Comune di Nicotera. Così il progetto Musicarte, basato sullo sviluppo di un laboratorio di musica e cinematografia all’interno di un immobile di Nicotera Marina confiscato al clan Mancuso (ribattezzato “L’elefante rosso”), si è trascinato a lungo senza sortire mai gli effetti desiderati. E questo nonostante il protocollo d’intesa, che oltre alla firma dell’allora sindaco Salvatore Reggio portava in calce anche l’autografo del ministro dell’Istruzione dell'epoca Maria Stella Gelmini, e nonostante i finanziamenti ottenuti dalla Regione Calabria. Fondi grazie ai quali l’immobile era stato adeguato alle attività didattiche ed erano stati acquistati strumenti musicali e cinematografici per una cifra pari a 750mila euro.
Progetti a rischio
Ora quel progetto, che vede come capifila l’Istituto comprensivo Amerigo Vespucci di Vibo Marina e il Conservatorio Torrefranca di Vibo, rischia di subire un altro duro colpo. Questo da quando la nuova amministrazione comunale di Nicotera ha disposto il trasferimento temporaneo nei suoi locali della Scuola media Dante Alighieri. Notizia che ha lasciato non poco interdetta la dirigente del Vespucci, Maria Salvia, che ora si chiede che cosa ne sarà di Musicarte, progetto nel quale ha investito così tante energie, e di quel protocollo, nel frattempo scaduto, divenuto ormai carta straccia. Ma la dirigente vuol vederci chiaro e per denunciare pubblicamente le anomalie che, a suo dire, coinvolgono il Comune di Nicotera sia nella fase commissariale che in quella amministrativa ordinaria, ha interessato personalmente il presidente della Commissione parlamentare antimafia Nicola Morra.
La richiesta al pentastellato Morra
Già un ostacolo considerevole all’intera progettazione era stato posto nel 2016, quando dall’immobile erano stati sottratti strumenti musicali per un valore di oltre 150mila euro. Ora il resto degli strumenti è stato trasferito altrove, ma non nella disponibilità della preside Salvia che dal 2009, come afferma, non è mai riuscita a prendere in gestione l’immobile assegnatole dallo Stato. «Avevo chiesto un incontro prima dell’estate al nuovo sindaco per definire le procedure per poter finalmente riprendere in mano la questione. Ma Marasco ha glissato. Pertanto ho capito che c’è la precisa volontà di non far più ripartire questo progetto. Quindi ho deciso di chiamare il presidente della Commissione antimafia Nicola Morra perché vorrei capire che fine debbano fare questi beni confiscati. Beni sui quali sono stati impegnati anche fondi regionali e che quindi non potrebbero neppure essere destinati a scopi diversi da quelli stabiliti. Mi devono dire chiaramente - incalza Maria Salvia - perché è saltato il progetto, perché io sono fuori. Questa mattina chiamerò anche il prefetto Zito e vedremo perché questa vicenda viene gestita a questo modo. Sono stanca di questa situazione - aggiunge con amarezza - ma determinata ad andare fino in fondo per capire se un bene confiscato ed assegnato con un progetto finanziato, possa essere sparpagliato in questo modo. Anche perché a suo tempo tutti si sono guardati bene dal prendere in gestione un bene così scottante come “L’elefante rosso”. Sono stata l’unica a non tirarmi indietro e continuerò a metterci la faccia anche adesso».