Un riconoscimento prestigioso concesso a soli 12 ristoranti italiani, e solo a 2 del Sud. Il suo ristorante a San Giovanni in Fiore è ormai un modello per la cucina e la qualità del servizio
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Antonio Biafora è appena rientrato in Calabria. Felice perché l’Hyle, che aveva già ottenuto la Stella Michelin, oggi riconfermata, ha aggiunto un nuovo grande riconoscimento: ha conquistato anche la Stella Verde della sostenibilità. Un riconoscimento prestigioso concesso a soli 12 ristoranti italiani, e solo a 2 del Sud.
Lo chef Biafora non sta nella pelle: «Sicuramente per me è una grande emozione, e provo riconoscenza verso la mia famiglia e verso i collaboratori che ogni giorno ci affiancano in questo progetto».
Con Antonio proviamo a capire quali sono i requisiti per ottenere la Stella Verde. E chi decide.
«La decisione ovviamente è in seno agli ispettori della Guida Michelin. Sicuramente l’attenzione agli sprechi e la diminuzione dell’impatto ambientale sono tra gli aspetti che verificano meticolosamente gli ispettori, ma credo abbiano premiato anche il nostro impegno nell’agricoltura, nel recupero di tutta la produzione che facciamo all’interno dell’orto tramite la preparazione di fermentati e conserve, nonché la sensibilità a produrre energia pulita e sostenibile».
Un micro ristorante ai piedi della Sila Grande che è divenuto sempre più ricercato e apprezzato. L’Hyle è ormai un modello per la cucina e la qualità del servizio
«Hyle è un piccolo laboratorio dove tutti i giorni prendiamo tutto ciò che di buono ci dà la Sila e la Calabria e proviamo a renderlo più contemporaneo possibile, filtrandolo con il nostro gusto».
Pochi sanno quanto personale impiega l’Hyle per preparare e servire un pasto per 8 persone.
«Sommando sala e cucina siamo al rapporto di 1:1 tra operatori e clienti. Questo perché le attenzioni che si devono avere durante un servizio sono tante e richiedono tanto impegno, inoltre le preparazioni sono lunghe e meticolose, i menù degustazione articolati da tanti passaggi affinchè si possa concentrare al massimo la ricerca sul gusto che conduciamo tutti i giorni».
Interessante capire come Antonio Biafora abbia superato i limiti della marginalità della nostra regione, soprattutto in termini di distanza geografica dal resto del paese. Tutto sembrava sfavorevole per un ragazzo che ha deciso di realizzare in Sila un ristorante così esclusivo.
«Credo che spesso una buona parte dei limiti risiedono dentro di noi. Sicuramente non è semplice, ma la forza di volontà, il riuscire a condividere con dei collaboratori fantastici le fatiche non solo fisiche ti aiutano a credere in un progetto, che ora sembra procedere per il verso giusto. Ovviamente le criticità legate al territorio sono evidenti e sotto gli occhi di tutti, ma la voglia di riuscire a scrollarsi di dosso tutti i pregiudizi che ci sono sul meridione ci dà la spinta giornaliera per continuare a lavorare con serenità».
Nel giro di 3-4 anni, Hyle è divenuto un caso, non solo a livello regionale. Una sfida vinta. Un grande esempio dell’ingegno e del coraggio di osare di tanti ragazzi calabresi che, come Antonio Biafora, abbattono tutti i luoghi comuni e i pregiudizi.