Il caffè non può essere trattato come una cenerentola, a tavola. Il caffè merita rispetto, perché conclude il pasto e quindi merita di essere presentato con tutti gli onori, ma soprattutto oggi il caffè ha una importanza crescente. Fa parte delle nostre abitudini, ci accompagna sempre e comunque, e noi italiani produciamo e consumiamo il migliore caffè del mondo. Per cui è importante che la qualità, gli aromi, la torrefazione e tutto il processo che va dalla macinazione fino alla tazzina, siano curati con la massima attenzione.

Due ragazzi di San Giovanni in Fiore, Luigi e Tommaso Iaquinta, eredi di un’azienda che da molti anni produce e vende caffè, a causa del primo e devastante lockdown si sono trovati improvvisamente senza far nulla. Vendite a zero, bar e ristoranti chiusi, tutto paralizzato. E così hanno deciso di reagire, mettendo mano al loro storico caffè, con l’idea di fare un deciso cambiamento. Addirittura di realizzare una nuova linea di caffè.

Nasce in quel contesto Antichi aromi, con la torrefazione totalmente artigianale. Tommaso ha una importante specializzazione proprio nella torrefazione, nella preparazione e nella cura del caffè. Luigi si occupa principalmente della comunicazione e della commercializzazione. Entrambi ‘figli d’arte’, lavorano in simbiosi per gestire un’importante fase di rinnovamento. Per cui si sono messi a studiare e approfondire, a fare ricerca, ad applicare le loro conoscenze, il tutto nel rispetto della tradizione e della storia della loro famiglia. Nasce in questo contesto una rivisitazione di tutte le qualità del caffè. Vede la luce il caffè Abate, arabica al 100%. Una miscela dal cuore dolce e aromatico, composta da sole varietà di caffè Arabica provenienti da Brasile, Messico e Colombia, la cui unione regala un'armonia perfetta di gusti e aromi in cui è possibile percepire note di cioccolato e caramello. C’è poi la seconda novità. Il caffè Fondatore, dedicato al nonno del due ragazzi, Luigi, che diede vita alla Torrefazione Iaquinta negli anni ‘70. Qui siamo al 70% di Arabica, nato da un'antica ricetta del fondatore. Una miscela di caffè provenienti da Brasile, Etiopia e Vietnam. Dall'unione di più continenti, è nato un caffè dal gusto morbido e avvolgente, caratterizzato da un dolce aroma di cacao tostato e agrumi.

L’ultima proposta si chiama Pacchiana, 50% Arabica, una riproposizione ispirata all'animo forte della donna, un caffè dal gusto intenso ma equilibrato, in cui predominano le piacevoli note speziate dei Robusta vietnamiti. Un caffè dall'aroma unico e dal corpo pieno.

Ma la vera e straordinaria novità è quella presentata agli allievi dell’istituto alberghiero silano. Un sistema che rivoluziona il modo di servire il caffè al ristorante. Lo si farà con un’apposita caffettiera su fornellino a gas, sarà preparato al tavolo dei commensali, in modo che si potrà gustare immediatamente il caffè caldo. Tommaso e Luigi hanno spiegato il metodo, in verità piuttosto semplice, agli allievi dell’istituto, accompagnati dal professore di cucina Francesco Mazzotta, uno chef giovane e brillante, che punta molto all’innovazione in cucina, per meglio valorizzare la tradizione.

Quindi tutto avviene nella stessa sala ristorante dove il caffè con apposito fornellino viene preparato, viene lasciato dolcemente fuoriuscire dalla macchinetta, per poi essere mescolato e servito. Ma quel che è di grande valore è la carta del caffè. Voluta da Luigi e Tommaso, questa innovazione potrà essere esportata ovunque. «Perchè come esiste da sempre la carta dei vini, d’ora in poi ci sarà la carte dei caffè. Ma deve essere il migliore caffè».
Il ristorante dello chef stellato Antonio Biafora ha immediatamente cominciato a servire il caffè con questa procedura. Così come altri ristoranti calabresi si stanno già prenotando. Quindi due ragazzi, il lockdown, la voglia di ripartire da zero con più determinazione e grinta, il caffè che entra in ristorante a testa alta, con un posto d’onore a fine menù.
Signori, il caffè è servito!