Il giovane docente di inglese ha deciso di abbandonare l'insegnamento per dedicarsi alla promozione della nostra regione attraverso i suoi seguitissimi reel su Instagram
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Una laurea, le prime esperienze di lavoro al Nord, poi i social. Stefano è un ragazzo calabrese pieno di vita, euforico, entusiasta, innamoratissimo della Calabria. Ed è per questo che ha mollato tutto ed è ritornato in Calabria, con l’idea di promuoverla, ad iniziare dalle sue bellezze naturali, dai suoi talenti, dalle sue imprese. E così i suoi reel su Instagram sono un inno alla gioia e alla bellezza. Con migliaia di visualizzazioni. E Stefano Straface, per tutti Stefano intour, spopola con il suo contagioso entusiasmo.
Ma chi è Stefano, cosa pensa e cosa vuole fare questo ragazzo, lo racconta lui stesso. «Fin da piccolo ho avuto l’ammirazione per i docenti, soprattutto per quelli che riescono ad aiutare i più bisognosi. Così dopo il diploma conseguito al liceo delle Scienze Umane di San Giovanni in Fiore, decido di iscrivermi alla facoltà di Scienze della Formazione primaria all’università della Calabria. Subito mi sono messo sotto con gli studi, perché la voglia di entrare nel mondo del lavoro era tanta».
Sono stati importanti gli anni dell’università a Rende?
«Molto belli, e ricchi di emozioni, anche se poi dopo i primi 3 anni sentivo la necessità di evadere in luoghi dove davvero potevo dire di essere lontano da casa. Così dopo la laurea conseguita in maniera digitale nel luglio 2020, a settembre ricevo la chiamata di docente di inglese a Torino. Era in corso la seconda ondata di Covid, le regole erano ferree e il primo approccio verso la città è stato molto graduale».
Furono momenti terribili...
«Sì. A scuola era tutto surreale (mascherine, tamponi, distanziamento). Nel mio primo anno di insegnamento ho sofferto molto il non avere un contatto fisico con i miei alunni. Un abbraccio di consolazione o un ‘5’ di approvazione. Dal punto di vista didattico l’approccio è stato eccezionale, subito mi sono sentito amato e accolto dai miei alunni”.
Finito il primo anno, cosa è successo?
«Finalmente approdo al secondo anno, questa volta la chiamata è di un’altra scuola, nel ruolo di insegnante di sostegno. Ecco! Ora ero me stesso, ho seguito con cura, amore e tanta professionalità un bimbo con disturbi comportamentali, e insieme abbiamo raggiunto grandi risultati (didattici e educativi)».
Dal punto di vista professionale avevi trovato la tua strada...
«Sì, così l’anno dopo inserisco come prima scelta il sostegno, ed ecco mi ritrovo ad affrontare due casi: Giulio (nome di fantasia) paraplegico con lieve disturbo cognitivo. Un bimbo con gravi problemi fisici che mi ha portato ad emozionarmi molte volte. Capita a tutti che la mattina si è un po’ nervosi per i problemi della vita, ma quando il mio sguardo incrociava il suo magnifico sorriso, tutto per magia svaniva, ad essere sincero è stato lui il mio maestro di vita!».
Stai dicendo cose bellissime, Stefano, che ti fanno onore e dimostrano la tua grande sensibilità.
«È quello che mi è successo e ho vissuto realmente. Poi il secondo caso (Francesco nome di fantasia), bimbo timido con disturbo di attenzione e iperattività. È un bimbo introverso, con una piccola balbuzie, con piccole difficoltà nel relazionarsi. Con lui il percorso è stato magnifico, le sue doti eccelse in matematica mi hanno lasciato a bocca aperta e a fine anno siamo riusciti ad avere un rapporto unico fatto di tanta complicità».
Poi la svolta, giusto?
«Quello che vi sto per dire vi sembrerà folle, ma è così! Io ho una forte passione per i viaggi. Da qualche mese ho aperto una pagina Instagram dove racconto le miei esperienze in giro per l’Europa».
Ma la cosa "folle" qual è?
«Eccola. Ad agosto ho deciso di non accettare la chiamata della scuola, per intraprendere un nuovo cammino! Raccontare i luoghi magnifici che visito, concentrandomi soprattutto sulla mia amata Calabria. Inoltre voglio aumentare le mie competenze nelle Lingue che conosco come (inglese e spagnolo) e intendo iniziare a studiare il francese. Non nascondo che in futuro mi piacerebbe fare un’esperienza lavorativa all’estero come insegnante. Ci sono tanti paesi che danno molta importanza a questa figura. Purtroppo bisogna guardare la realtà. Da noi pensare di crearsi un futuro con lo stipendio da insegnante in una grande città, richiede tanti sacrifici economici (ma questa è un’altra storia)».
Ami molto la Calabria. E sei orgoglioso di essere calabrese. Tanto da rinunciare ad un posto di lavoro sicuro?
«Nella mia nuova esperienza da content creator cerco di portare attraverso il mio linguaggio giovanile e tramite i video social un messaggio molto sincero e genuino. Io sono nato a San Giovanni in Fiore, e girando per molti paesi europei, mi sono accorto che a livello naturalistico non ci manca nulla, anzi siamo ricchi, ricchissimi. Siamo cultura, tradizione, gastronomia e tanto altro».
Ma c’è qualcosa che non va, è così?
«Vero. L’unica critica la faccio a noi stessi (me in primis) che spesso andiamo lontano da casa a trovare e scoprire chissà cosa, ma poi non conosciamo quello che ci circonda. In questa magnifica estate ho approfondito in lungo e in largo la nostra terra. E sono rimasto sorpreso dalle bellezze nascoste che non conoscevo. Ogni piccolo borgo, ogni caletta di mare, ogni angolo di montagna ha una storia da raccontare, ed io nel mio piccolo cerco di raccontarlo».
Quello che più ti ha meravigliato?
«Una grande sorpresa sono stati i miei coetanei, ho incontrato tanto giovani con l’energia giusta che hanno deciso di fare impresa, di provarci di eccellere e tutti stanno avendo i risultati sperati».
Mi dicevi che vedi un futuro positivo per la Calabria...
«La nostra terra sta avendo risultati straordinari come turismo, dati che possono ancora aumentare se noi saremo bravi a coccolare il turista. Se la politica ci aiuta aumentando i voli per Lamezia, Reggio e Crotone , intravedo un futuro davvero roseo per questa terra, la quale si dovrà far trovare pronta con servizi e infrastrutture per ospitare turisti di tutto il mondo».
Eppure tanti calabresi dicono sempre che qui non c’è niente, qui non si fa niente, la Calabria non dà alcuna possibilità.
«Noi calabresi spesso ci piangiamo addosso e cadiamo nelle lamentele continue “in Calabria un c’è nente”. Però vi assicuro che non è così, noi abbiamo tanto e dobbiamo sfruttare ciò che abbiamo. È ovvio che non saremo mai come Ibiza, però bisogna ripartire dalle nostre origini, noi siamo la cipolla, la soppressata, la tarantella, siamo questo e da qui bisogna partire. Iniziamo a creare un festival che unisce tutta la Calabria, composto da food truck tradizionale, musica tradizionale e balli popolari».
Tu punti al cuore dei calabresi?
«Dobbiamo iniziare ad amarci di più, a creare unione fra noi, a interscambiarci i turisti. Oggi sei a Scilla , domani ti mando nel parco nazionale della Sila, dopodomani vai sul Pollino.. dobbiamo essere noi i promotori di noi stessi, senza inventarci nulla perché abbiamo già tanto».
Il tuo grido di gioia e di speranza qual è?
«Viva a Calabria!».