VIDEO | Il geologo Tonino Caracciolo spiega: «La Protezione civile calabrese non ha dati che le consentano di fare previsioni dettagliate». Così per non sbagliare gli avvertimenti riguardano vastissime porzioni di territorio
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Trascorsa l’ennesima allerta meteo in Calabria si fa la conta degli effetti (tanti) e dei danni (meno di quanto probabilmente si immaginasse) che ha portato il ciclone Mediterraneo di inizio novembre sulla nostra regione. Per alcuni, soprattutto nell’area del reggino, Eolo e Giove pluvio hanno “picchiato” fortissimo e le immagini di uno dei traghetti in mezzo allo Stretto, di due giorni fa, mettono i brividi solo a guardarle. Così come la tromba d’aria che si è abbattuta nell’alto crotonese.
È pur vero, però, che in altri angoli, nemmeno troppo piccoli della nostra regione, le condizioni meteo erano tutt’altro che apocalittiche: tant’è che si è passati dalle burrasche autunnali che hanno colpito il catanzarese ai “clamorosi” raggi di sole che ad un certo punto si sono affacciati sulla costa dell’Alto Jonio calabrese nel bel mezzo dell’allerta meteo.
Allerte rosse a macchia d’olio
Nulla di anomalo (o quasi), se non fosse, però, che il bollettino della Protezione civile - fatte salve le zone denominate Cala 1, Cala 2 e Cala 3 (dal medio all’alto tirreno) dove era stata prevista un’allerta di colore arancio (comunque alta) – riportava una previsione rossa, di massimo livello di allertamento su tutta la regione.
Le previsioni non sono certezze
E si dirà “sono previsioni!” e quindi nulla di scontato. Però anche le previsioni, soprattutto quelle meteo, potrebbero avere una maggiore attendibilità specie se da esse dipendono un sacco di azioni consequenziali e preventive atte a scongiurare il verificarsi o il ripetersi di catastrofi. Si pensi, ad esempio, a quanti comuni calabresi nella giornata di martedì e mercoledì hanno tenuto in allerta gli uffici manutentivi e di protezione civile, con lavoratori che magari hanno dovuto timbrare il cartellino per lo straordinario. Oppure si pensi alle centinaia di ordinanze di chiusura scuole che sono state emanate dai sindaci. Per fare cosa poi? In molti casi per assistere ad una pioggia autunnale o addirittura ad una giornata di sole velato, tra l’altro anche calda.
Il geologo spiega le anomalie
È evidente come ci sia qualcosa di anomalo nel sistema di allertamento meteo che è diverso dal sistema di allertamento idrogeologico ma che in Calabria combaciano. A spiegarlo è Tonino Caracciolo, geologo nonché redattore ed estensore del Piano di assetto idrogeologico (Pai) della Calabria. «In realtà – ci dice Caracciolo – la Calabria dispone di un piano di allertamento per i rischi, a partire da quello idrogeologico. L’allerta meteo, invece, scatta sulla base di dati e di previsioni meteorologiche. E le previsioni – precisa il geologo, evidenziando una oggettiva anomalia – vengono elaborate, a loro volta, sulla base di dati che vengono forniti da un soggetto terzo che non è la Protezione civile».
«Non funziona il piano di protezione meteo»
Insomma, la ProCiv Calabria guarda le previsioni (non sue) e sulla scorta di quelle dirama i messaggi di allertamento. Una prassi senza obiezioni se però le cellule meteo coincidessero con quelle territoriali. Ecco, allora, l’anomalia. «Benché sia ben fatto il piano di allertamento – spiega il professore Caracciolo – non funziona il piano di protezione meteo. Perché se non ci si basa su modelli sufficientemente attendibili, predisposti appunto per fare previsioni su aree piccole e non su macro aree, succede – come è successo - che l’allerta rossa, posta su tutto lo Jonio calabro, ha avuto effetti diametralmente opposti. La Calabria orientale ha un settore costiero lungo più di 300km ed è normale che un evento meteo avrà delle intensità nell’area del Metapontino (dove arriva l’ultimo lembo di terra calabra) che sono diverse da quelle dello Jonio crotonese, che sono diverse, a loro volta, da quelle dello Jonio reggino. È proprio il modello che prevede previsioni su aree molto vaste ad essere poco affidabile e produce la distorsione di continue allerte – conclude il redattore del PAI – che mettono in moto una serie di provvedimenti di allarme a catena che coinvolgono tutti i territori».
ProCiv Calabria: una grande struttura senza una stazione meteo
Alla fine della fiera, insomma, considerato che la Protezione civile calabrese è una tra le più all’avanguardia della nazione per capacità di uomini e mezzi, potrebbe - a questo punto – dotarsi di un sistema di monitoraggio meteo proprio, basato su cellule territoriali, così da diramare bollettini meteo più circoscritti e attendibili ed evitare che si faccia la fine del pastore di Esopo che a furia di gridare al lupo, alla fine ne rimase vittima.
Il sondaggio
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