Dopo le tappe di Cosenza Reggio Calabria si è conclusa a Catanzaro, in un’Aula Magna dell’Università Magna Graecia, la donazione di 4.500 cofanetti consegnati ad altrettanti malati oncologici dei vari presidi nella Calabria Centrale (il capoluogo, Vibo, Crotone, Lamezia e Soverato).

L'iniziativa lo Scrigno di Jaja è stata realizzata dall'Associazione Iole Santelli, in ricordo della governatrice deceduta prematuramente.

Lo Scrigno rappresenta Iole

Il contenuto di un cofanetto

«Questo Scrigno rappresenta Iole – ha detto la sorella Paola Santelli, presidente dell’Associazione – e non vuole essere semplicemente un dono ma un abbraccio simbolico a tutti coloro che stanno combattendo la battaglia più importante della loro vita. E noi speriamo che con questo cofanetto si crei anche una connessione umana e loro si sentano supportati da noi associazioni ma anche da tutte le istituzioni.

Con un finanziamento regionale sono state realizzate piccole confezioni con premute di bergamotto e miele, cipolla di tropea essiccata, olio d'oliva, sapone al cedro e un'agendina, oggetti, profumi e sapori familiari che infondono speranza a chi soffre.

«In questa scatola c'è tutta la voglia di vivere la positività e anche la prospettiva di un futuro migliore – ha continuato Paola Santelli – donando i nostri prodotti calabrese quindi c'è anche tutto il nostro orgoglio di appartenenza alla Calabria»

Umanizzazione delle cure

L'attenzione verso i bisogni non clinici dei pazienti oncologici schiude le porte all'umanizzazione dell'assistenza sanitaria. «Oggi è un momento importante che sancisce ciò che a livello nazionale e nei documenti di rete oncologica è già formalizzato, ovvero l'integrazione di quella che è la rete oncologica regionale con le associazioni no profit – ha detto Simona Carbone, commissaria straordinaria dell’Azienda Ospedaliero-Universitaria di Catanzaro “Renato Dulbecco».

«La Santelli era una donna coraggiosa che amava moltissimo la sua terra – ha chiosato Gianluca Gallo, assessore all’Agricoltura della Regione – lei ha vissuto con grande unità la sua malattia e bisogna che anche attraverso il suo ricordo, perché ognuno sopravvive a sé stesso nel ricordo positivo degli altri, ci sia una forte azione di prevenzione».