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Ci sono stagioni che proprio non vanno. La squadra non gioca bene, sembra bloccata, impaurita. Il gruppo magari convince ma non vince e a quel punto anche il tifoso più fedele comincia a mugugnare. La società resiste, poi traballa e alla fine dopo l’ennesima sconfitta, cambia guida tecnica. Saluti e baci di circostanza. E “benvenuto” al nuovo allenatore. La cura di ogni male. Si spera. Alcune volte va bene. Molte altre volte no.
E’ il caso di Cosenza e Catanzaro. Storie diverse. Ma dal risultato quasi simile. I lupi silani partono con Fontana in panchina ma dopo cinque giornate cambiano e portano in riva al Crati Piero Braglia. Due i punti messi in classifica dall’ex tecnico della Juve Stabia. Sei quelli dell’allenatore che ha preso il suo posto lo scorso 29 settembre. Ma con una partita in più disputata. Un cambio positivo si penserà. Non proprio visto che il Cosenza penultimo era e penultimo in classifica è rimasto.
Addirittura meno azzeccato il cambio in panchina sui tre Colli. Casa di Alessandro Erra fino all’otto ottobre. Per lui 8 partite alla guida delle aquile, dieci punti inanellati e zona play off saldamente in pugno con una media da 1,25 punti a partita. Buono. Ottimo per una società nuova di zecca dichiaratamente “in un anno di transizione”. E invece il Rende fa uno scherzetto e l’Uesse chiama Davide Dionigi. Quattro le gare dirette dalla panchina dall’ex Reggina. Due sconfitte. Due pareggi ed un media che scende paurosamente a 0,5 punti a partita.
No. Il cambio d’allenatore, tanto a Cosenza quanto a Catanzaro, non ha dato i frutti sperati. Decisamente no.