Da febbraio 2022 a oggi, il club amaranto non ha avuto pace fra deferimenti e penalizzazioni nonostante l’avvento del patron lametino. Riavvolgiamo il nastro, con gli scenari possibili
Reggina, quattordici mesi da incubo: da Gallo a Saladini, le tappe di tutti i problemi extra-campo
Reggina, quattordici mesi da incubo: da Gallo a Saladini, le tappe di tutti i problemi extra-campo
Reggina, quattordici mesi da incubo: da Gallo a Saladini, le tappe di tutti i problemi extra-campo
Reggina, quattordici mesi da incubo: da Gallo a Saladini, le tappe di tutti i problemi extra-campo
Reggina, quattordici mesi da incubo: da Gallo a Saladini, le tappe di tutti i problemi extra-campo
Reggina, quattordici mesi da incubo: da Gallo a Saladini, le tappe di tutti i problemi extra-campo
Un incubo che dura da quattordici mesi. La Reggina, al netto di come possano andare le vicende calcistiche, non a mettere la parola fine a un percorso costellato da deferimenti e penalizzazioni. Ieri è arrivato il terzo provvedimento in poco più di un anno, con la contestazione di tanti oneri a cui la società, oggi di proprietà di Felice Saladini, non avrebbe fatto fede. Riavvolgiamo, però, il nastro, andando a riepilogare da dove si è partiti: si torna al febbraio del 2022.
Pur con qualche spiffero, come la mai confermata voce di un pignoramento dell’incasso di Reggina-Cremonese del novembre 2021, la Reggina, all’epoca dei fatti di Luca Gallo, vive con tranquillità tutte le scadenze, finanziarie e giuridiche, fino al febbraio dello scorso anno. La vicenda amaranto emerge proprio allora e parte dal malore dell’ex presidente. Nella serata del 14 febbraio, Gallo si sente male: sarà operato, come comunicato dalla stessa Reggina, il giorno dopo. Due giorni dopo, vista l’impossibilità dell’unico amministratore unico del club, la società dello Stretto buca le scadenze federali legate al versamento delle ritenute Irpef per le mensilità di marzo, aprile, maggio, giugno, luglio, agosto, settembre e ottobre 2021 ed il versamento dei contributi Inps relativi alle mensilità di giugno, luglio, agosto, settembre e ottobre 2021, oltre chiaramente al pagamento degli stipendi di novembre e dicembre.Passano delle settimane, col mondo amaranto che trattiene il fiato: gli spifferi diventano una bufera e lo fanno poco più di un mese dopo. Il 17 marzo, Luca Gallo si presenta in conferenza stampa, annunciando che la Reggina avesse oltre 10 milioni di euro di debiti con l’erario, oltre a quelli necessari (circa quattro) per completare la stagione. Si iniziano a cercare soluzioni che possano permettere alla società di sopravvivere, arriva il deferimento e con esso una penalizzazione: sono due i punti sottratti alla squadra di Stellone, bravissima nel tirarsi fuori dai guai, perlomeno a livello sportivo.
A un mese e mezzo da quella conferenza stampa, però, il 5 maggio la Guardia di Finanza di Roma mette agli arresti l’imprenditore capitolino, con l’accusa di riciclaggio e omesso versamento dell’Iva. Per la Reggina, non coinvolta nelle indagini delle fiamme gialle, sembra il capolinea: inizia una corsa contro il tempo per trovare qualcuno che rilevi la società, ne paghi le spese necessarie per ultimare la stagione e completare l’iscrizione al campionato di Serie B 2022-23.
Si muove Fabio De Lillo, prima General Manager, poi divenuto amministratore unico al posto di Gallo; si muovono tutti, compreso Massimo Taibi, che da direttore sportivo, si ritrova protagonista dei dialoghi con lo studio Tonucci di Roma, teatro delle principali trattative per capire chi potesse prendersi in carico la Reggina 1914. Alla fine, a farlo, è Felice Saladini: l’imprenditore lametino si convince della bontà dell’operazione, entrando in scena il 17 giugno 2022, a cinque giorni dalla deadline per l’iscrizione alla Serie B.
«Ho un’idea di un calcio pulito e leale» dirà al Sant’Agata, nella prima apparizione da proprietario della Reggina. Farà, appunto, il proprietario: otto giorni dopo, la nomina di presidente va a Marcello Cardona, uomo di giustizia, ex arbitro, questore di Milano e prefetto di Lodi. Si presenta anche lui ed è convincente, parlando di trasparenza a club e città.
L’estate, da lì in avanti, trascorre serenamente: la Reggina, anzi, esalta la sua tifoseria. Arriva in panchina Pippo Inzaghi, si propone per ospitare la cerimonia dei calendari della Serie B, facendo un’ottima figura davanti al presidente di B Balata e alle altre diciannove società di quello che si prospetta essere il campionato più entusiasmante dell’ultima decade. Viene costruita una buona squadra: nessuna spesa folle, ma operazioni che raccontano della velleità di fare un buon campionato. Il pubblico accorre, fiducioso, la banda di Inzaghi entusiasma e lotta per la Serie A: il baratro sembra essere un mero ricordo. A metà dicembre, poi, Felice Saladini concede un’intervista a Calcio e Finanza in cui annuncia: «È stato depositato presso il Tribunale di Reggio Calabria il ricorso per l’accordo di ristrutturazione del debito relativo alle stagioni precedenti».
Da lì in poi, il sole smette di baciare la Reggina. Col nuovo anno iniziano i problemi: sia sportivi, con la squadra che perde punti e posizioni; ma soprattutto extra calcistici. Inizia a venir fuori la voce di un problema per la scadenza del 16 febbraio sulle ritenute Irpef. Il club nega con forza, sottolineando di voler pagare, per bocca del proprio presidente. Marcello Cardona si spende moltissimo, sui media nazionali, per spiegare che la Reggina sia pronta saldare ogni cosa, ma il sopracitato concordato, in attesa della definitiva omologa, restituisce al Tribunale l’ultima parola, su tutte quelle pendenze che esulino da quelle strettamente necessarie alla continuità aziendale. Nessuno lo ha mai confermato ufficialmente, ma tali oneri sarebbero, di fatto, semplicemente gli stipendi dei tesserati, obbligatori per la prosecuzione dell’attività sportiva.
Le scadenze relative alle ritenute Irpef e ai contributi Inps, dunque, vengono bucate: arriva il primo deferimento, poi il -3 degli scorsi giorni, infine il secondo deferimento ieri. Nel frattempo, le motivazioni della Figc sembrerebbero stroncare la visione offerta dalla Reggina: in primis è stato errato non comprendere spese come le spettanze federali nel concordato e in più mancano gli stipendi di sette tesserati, ovvero i giocatori ceduti a gennaio, fra cui quel Federico Santander che lo aveva anche detto, in un’intervista di marzo.
Il secondo provvedimento della Procura Federale, poi, porta in dote tante violazioni per la Reggina, compresi i contributi Inps da aprile 2022 e febbraio 2023. In pratica, la Reggina non paga in contributi ai suoi tesserati, secondo la Figc, da un anno esatto.
Gli scenari, oggi, sono incerti. Detto che la Reggina ha già annunciato di voler battagliare a livello legale in tutte le sedi, anche quelle extra calcistiche, è veramente complesso stilare un’ipotesi di come possa finire la vicenda. Il ricorso per il -3 dovrebbe essere discusso nel mese di maggio, quando mancheranno una o due giornate al termine della regular-season di Serie B.
Sul provvedimento arrivato ieri, fanno sorgere altrettanti dubbi. Le contestazioni fanno pensare a una penalizzazione che possa toccare addirittura i sette-otto punti. Sommati ai tre già ricevuti, si parla della stessa pena che il club di prese nel 2006, per Calciopoli: un -11 divenuto, poi, storia positiva, quasi leggenda. Si dovrà valutare se la Figc intenderà procedere con afflittività immediata o se, invece, qualsivoglia responso sarà eventualmente applicato alla stagione 2023-24. Quella, però, a cui la Reggina dovrà iscriversi e, per farlo, chiudere la stagione, erogando circa 8 milioni di euro fra stipendi e oneri contribuitivi.
Senza dimenticare che il concordato di cui abbiamo parlato non è stato ancora omologato, nonostante si sia parlato di aprile come termine ultimo per chiudere la questione col Tribunale. Qualora, malauguratamente, la Reggina dovesse vedersi chiudere in faccia la porta della rateizzazione dei debiti, il percorso di salvataggio della società diventerebbe molto più complicato.