VIDEO | Seguite fedelmente le indicazioni dell'agronomo della Lega. Le pressioni della squadra del Verona determinanti per l'annullamento del match
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Non c’è solo l’erba del San Vito Marulla a tingersi di giallo, nella kafkiana vicenda del mancato svolgimento di Cosenza-Verona. Non mancano i personaggi per mettere insieme un poliziesco d’autore. Su tutti spicca la figura dell’agronomo della Lega Giovanni Castelli. Gli operai della ditta incaricata di sistemare il manto erboso avrebbero seguito fedelmente le sue indicazioni nel trattare le zolle appena posate sul terreno dello stadio. Interventi, secondo quanto si è appreso, non del tutto condivisi dalle maestranze perché ritenuti inutili e dannosi. In particolare quelli effettuati nella mattinata di sabato, a poche ore dal match.
Il ricorso della società scaligera
E poi c’è la figura del presidente del club scaligero Maurizio Setti. Per una settimana intera ha manifestato le sue perplessità sulla praticabilità del campo, mettendo in guardia rispetto al rischio incolumità dei calciatori. Infine l’arbitro Piscopo di Imperia. Quanto avranno influito sulla sua decisione le pressioni esercitate dal patron gialloblù? E se Pazzini si fosse gravemente infortunato per le condizioni del rettangolo di gioco, cosa sarebbe accaduto?
A Lecce nessun problema
A questi interrogativi si aggiunge quello posto dai tifosi: perché in condizioni analoghe allo stadio Via del Mare, la gara tra Lecce e Salernitana si è disputata e quella di Cosenza no? La risposta è meno complicata di quanto si possa pensare: semplicemente entrambe le squadre hanno manifestato la volontà di voler giocare. La palla passa adesso al giudice sportivo. A preoccupare il Cosenza non è solo la sconfitta a tavolino ma anche il danno economico derivante dal rimborso degli oltre ottomila tagliandi venduti, e dal risarcimento dovuto al Verona per il mancato incasso. La sentenza è attesa per il 4 settembre.
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