Calcio e politica. Politica e tifosi. Un legame che dagli anni ‘30 ad oggi resta indissolubile. D’altronde il mondo del pallone è in continuo cambiamento ma alla fine non cambia mai. Almeno nel filo che tiene insieme idee politiche e passione per una squadra.

 

Eppure si è provato ad eliminare ogni striscione inneggiante a pensieri di destra o di sinistra, a sentimenti che non ricordano proprio bei momenti dell'umanità. Eppure i segni continuano ad esistere. I simboli pure. Gli sfottò anche.

Da Paolo Di Canio a Leonardo Perez

Solo qualche mese fa quella vergognosa immagine di Anna Frank con la maglia della Roma. Idea poco felice di qualche (pseudo) tifoso laziale che ha fatto parlare (male) dell’Italia in giro per il mondo. Lazio che ha fatto da casa a Paolo Di Canio. L’uomo del saluto “romano. Quello con il  braccio destro teso, tanto per intenderci. Esultanza di chiara origine politica tornata alle cronache nelle ultime ore con l’arrivo in Calabria di Leonardo Perez. Professione attaccante, proveniente dall’Ascoli.

La condanna dell’Anpi ed il no dei tifosi cosentini

Lì dove già nel 2015 fu oggetto di aspre polemiche per quel gesto che lui spiegò non avere nessun significato nonostante ad ogni suo gol, con relativa esultanza, la curva notoriamente di destra dell’Ascoli rispondesse nella con la stessa “coreografia”.  Non proprio la stesse idee politiche della curva del Cosenza che già prima dell’annuncio ufficiale del centravanti leccese ha espresso in modo chiaro il proprio pensiero parlando di acquisto “poco gradito”. Eppure il Cosenza lo ha tesserato. In fondo conta il campo. Al di là dell’esultanza. Soprattutto se Perez cominciasse a segnare gol a raffica. I tifosi rossoblu lo perdonerebbero?