Emozioni forti a tinte neroarancio. La giornata del ritorno di Emanuel David Ginóbili a Reggio Calabria è stata densa di ricordi, sensazioni di fasti antichi. Il più grande campione lanciato dalla Viola, club che con lui esultò per una promozione in Serie A1 e che per lui esultò quando volò a dominare l’NBA. Una parabola meravigliosa, riaccesa dalla consegna del San Giorgio d’Oro all’atleta di Bahia Blanca, tornato dopo tantissimi anni in quella che fu casa sua, come spesso ricordato.

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La vecchia guardia

C’erano tutti a Reggio Calabria. C’era coach Gebbia, c’era Sandro Santoro, c’era anche chi non c’è più: Gustavo Tolotti, il Giudice Viola, Gianni Scambia. I tributi a loro rivolti hanno popolato di lacrime gli occhi di chi, con loro a fianco, ha scritto pagine di storia. Un momento di dolcissimo Amarcord, che ha visto la città dello Stretto abbracciare un campione che continua a portare il nome della città in giro per il mondo.

Ed è stato bello per tutti ritrovarsi lì e riabbracciarsi, così come bella la sottolineatura di Manu. «Reggio ha bisogno di una squadra e alla Lega Basket serve la Viola in Serie A». Rimarca, Ginobili, quanto la piazza neroarancio stesse bene ai massimi livelli, mai così lontani come in un momento, come questo, che vede il basket cittadino annaspare, prossimo quasi alla sparizione.

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Il passato e il futuro

Manu sa, dunque, sa tutto. Conosce, magari non nel dettaglio, gli ultimi due negativi lustri, l’oggettiva incapacità di rialzare un destino che egli stesso aveva contribuito a innalzare e platinare. La sua venuta pare tanto quella di un messia, con le ovvie dovute proporzioni, che possa ricordare a Reggio (e alla Viola) ciò che è stata e ciò che, in fondo, potrebbe riprendere a essere nel panorama del basket italiano.

Vorremmo riabbracciarti presto, caro Manu, magari invitandoti in un’occasione più felice, dal