«Oh ragazzi, che meraviglia. Appena accesa ti ritorna addosso tutta la musica. Fantastica sta montagna davanti…portamosela». Dopo il primo colpo sferrato alla chitarra durante il soundcheck del pomeriggio Alex Britti quasi non crede ai suoi occhi e alle sue orecchie. Perché il sogno un giorno di poter suonare sul palco di Rumori Mediterranei all’ombra della rupe di Palazzo Carafa il chitarrista romano lo cullava da anni.

«Grazie per avermi invitato al vostro Festival – ha detto agli organizzatori - era da tempo che speravo di essere invitato e spero di poterci tornare al più presto. Questo è un festival del quale ho sempre sentito parlare anche a Roma, e ho sempre avuto grande stima nei confronti di chi, soprattutto in un territorio come questo, si spende in favore della cultura anche musicale».

Superospite della serata finale del festival jazz, Britti ha portato sul palco del teatro al castello il suo nuovo progetto live interamente strumentale dal titolo Mojo. Circa due ore di grande musica in cui il cantautore capitolino, accompagnato dalla sua band, ha fatto “cantare” le corde della sua chitarra assoluta padrona della scena.

«Sentivo proprio l’esigenza fisica di suonare il blues soprattutto e di non cantare – ha spiegato l’artista - o meglio quella di continuare a scrivere nella stessa modalità in un canto senza parole, più ancestrale». Nel suo nuovo lavoro musicale dieci pezzi che attraversano e abbracciano stili e sonorità differenti, tra funk e fusion. Ma non chiamatela svolta artistica. «Non è sicuramente una parentesi – ha evidenziato Britti - perché continuerò a fare delle cose strumentali. Allo stesso tempo però ho voglia di scrivere altre canzoni, quindi continuerò a tenere i piedi su tutti e due i binari».