«Prima di investire nel nuovo ospedale si dovrebbe garantire alla gente l’accesso ad un ospedale adeguato al 2023. Questo non è adeguato neanche al Medioevo». C’è l’amarezza di una intera comunità nelle parole dell’avvocato Francesca Guzzo, tra i rappresentanti dell’Osservatorio civico Cittadinanza attiva. Il sodalizio infatti, e il rappresentante del gruppo Liberamente progressisti (con Antonio Lo Schiavo), Sergio Barbuto, sono stati ospiti della puntata odierna di “Dentro la notizia”. Le telecamere della trasmissione targata LaC e condotta da Pasquale Motta, hanno fatto capolino al cantiere del costruendo (o forse no) nuovo ospedale di Vibo Valentia documentando i fiumi di promesse da parte della politica, i ritardi nell’esecuzione dei lavori, e la rabbia dei cittadini alle prese con una sanità sempre più sguarnita.

Cantiere fermo

Solo il 17 maggio scorso si tenne l’ennesima cerimonia di consegna lavori alla presenza delle più alte cariche istituzionali. Rappresentò una data storica, il tanto atteso punto di svolta? Non proprio. A distanza due mesi, il cantiere è fermo. Non ci sono operai, né macchine al lavoro. Solo rigogliose sterpaglie e qualche segnaletica lì abbandonata. Un contesto di degrado dal quale è partito il lungo racconto dei passaggi legati alla edificazione del tanto agognato nuovo nosocomio. A ripercorrere l’iter, la giornalista Cristina Iannuzzi, che ha ricordato la posa della prima pietra nel 2004. Ma alla cerimonia in pompa magna seguì una scia infinita di sequestri e dissequestri, inchieste giudiziarie. Dulcis in fundo, la fragilità del terreno e il rischio idrogeologico che crearono non pochi intoppi.

Vent’anni di chiacchiere

Ancora una volta, la costruzione del nosocomio è ferma al palo. Ma non è solo questo a preoccupare la popolazione: «A Vibo – ha inteso precisare Guzzo - non c’è una buona sanità e non sono garantiti i servizi essenziali. Mancano le strutture, gli operatori sanitari. Quelli che ci sono, seppur con grandi sacrifici, hanno un impianto fatiscente a disposizione e faticano a lavorare con serenità». Basti ricordare quanto recentemente accaduto nel reparto di Ginecologia con il parziale crollo del controsoffitto. A seguito dell’episodio, il commissario Asp Vibo, Antonio Battini aveva annunciato cospicui interventi strutturali per circa 21 milioni. Lavori che saranno possibili grazie alle risorse messe a disposizione dal Pnrr.

Barbuto, Liberamente progressisti ha poi inteso sottolineare il lavoro portato avanti in sinergia con il consigliere regionale Antonio Lo Schiavo: «Cerchiamo di capire quali sono i punti critici che impediscono ai lavori di procedere ma vogliamo ricordare che l’iter è partito ben più lontano degli anni Duemila e precisamente dagli anni Ottanta con i primi espropri e poi con le pose delle varie pietre. Abbiamo vissuto le varie fasi politiche, con ogni esponente venuto qui a posare “la prima pietra” ma sta di fatto che abbiamo avuto la consegna dell’ospedale il 17 maggio e hanno tempo tre anni per concludere. Ma se hanno perso già 60 giorni e non si vede l’ombra di una macchina come pensano di portare avanti una situazione che si è incancrenita? La politica si deve svegliare».

Il depotenziamento dello Jazzolino

Nel corso della trasmissione, si è anche parlato della possibilità che l’impresa vincitrice dell’appalto si sia già ritirata. Notizia che allo stato attuale non ha trovato ufficialità. L’analisi dell’Osservatorio civico è poi continuata con l’avvocato Daniela Primerano che ha rimarcato: «La presa in giro delle prime pietre hanno spento la speranza. Questo territorio – ha rimarcato – è stato abbandonato da anni». Sullo Jazzolino, l'emergenza è sotto gli occhi di tutti: «Ha bisogno di essere potenziato proprio alla luce delle lungaggini che stanno interessando la costruzione del nuovo ospedale. Abbiamo reparti che sono stati depotenziati nel silenzio assordante della politica e delle istituzioni. Abbiamo portato all’attenzione del neo commissario Asp, la situazione di Ortopedia che non ha nemmeno la reperibilità notturna. Se una persona ha un incidente, fino alle 8 del mattino non può ricevere assistenza. Cosa fare? La reazione dei cittadini deve essere forte. I livelli di assistenza in questa terra, commissariata per 12 anni, non sono stati mai garantiti». E così si alimentano i viaggi della speranza, di decine e decine di pazienti costretti a rivolgersi presso altre strutture in regioni lontane da casa per potersi curare».

L'appello alla politica

Le conclusioni sono state tirate dal portavoce del sodalizio, Vincenzo Neri: «Si è parlato di prime pietre ma sono ormai sparite sepolte dalle sterpaglie ma virtualmente c’è un macigno che dovrebbe pesare sulle coscienze dei politici a prescindere dal colore o appartenenza politica». E ancora: «Impensabile che al 4 luglio, Ortopedia disponga di soli 6 posti letto e l’emergenza-urgenza venga allocata in fondo al corridoio con armadietti disposti a séparé. In più nel periodo estivo, la popolazione a Vibo aumenta. I politici venissero per strada, a vedere lo stato di avanzamento dei lavori, la situazione dell’ospedale. Siamo cittadini e la dignità deve essere pariteticamente vagliata da Nord a Sud».
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