La riforma contenuta nel rinnovo dell'accordo integrativo regionale continua ad alimentare il dibattito: «Ennesima misura estemporanea del presidente/commissario». Così in una nota Enzo Bruno, Lino Puzzonia e Avs Catanzaro
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«In tutto il Paese sta (finalmente) crescendo la preoccupazione per il futuro della sanità pubblica e delle politiche per la difesa della salute. La preoccupazione, a detta di importanti istituti di ricerca demografica, è largamente in testa ai pensieri degli italiani, molto di più delle preoccupazioni fiscali e del lavoro». Lo scrivono in una nota Enzo Bruno, Lino Puzzonia e AVS Catanzaro intervenendo nel dibattito alimentato dalla protesta dei sindaci sul paventato taglio delle guardie mediche.
Il dipartimento Salute e Welfare della Regione Calabria ha sottoscritto il rinnovo dell'accordo integrativo con le sigle sindacali che prevede una revisione dell'assistenza territoriale. Tra le misure contemplate nel documento anche la riduzione del numero delle postazioni di continuità assistenziale sul territorio.
«Tale clima è giustamente determinato dal fatto che ogni giorno si può constatare quasi dovunque una diminuzione dei servizi tradizionalmente pubblici, di cui le liste di attesa sono solo la punta dell’iceberg e il dilagare dell’offerta privata che è giunta fino all’apertura a nord di pronto soccorso a pagamento» argomentano.
«I grossi gruppi imprenditoriali della salute e quello delle grandi compagnie assicurative e della politica che li rappresenta non sono evidentemente estranei a quanto sta accadendo. È poi unanime opinione che tale difficile situazione, presente un po’ dovunque (pare che solo Emilia-Romagna e Veneto se la cavino meglio), raggiunga in Calabria dimensioni che non possono che essere definite drammatiche. La causa naturalmente - spiegano ancora - è antica e risiede nel fatto che da decenni manca una politica di sistema in sanità da cui sono derivati danni ai quali si è ritenuto di poter porre rimedio con un infinito commissariamento che si è rivelato peggiore del male. È stato così quando si è pensato di risolverlo con i generali ritenendo che il tutto derivasse da una questione di rispetto della legalità, continua ad essere così anche da quando abbiamo un commissario politico nella persona dello stesso presidente della Giunta regionale».
«Assumiamo trecento medici cubani e perdiamo 450 giovani laureati calabresi»
«Quello che però è davvero sconcertante - prosegue la nota - è la disinvoltura, l’incompetenza e l’approssimazione con le quali Il commissario/presidente cerca di affrontare la situazione. Consigliato non si sa bene da chi Occhiuto non riesce nemmeno a immaginare la necessità di un sistema sanitario in Calabria e ricorre, di mese, in mese, a misure estemporanee senza un legame tra loro e che alla fine riescono a peggiorare ulteriormente la situazione. Assumiamo trecento medici cubani e perdiamo 450 giovani laureati calabresi atterriti dalle scarse occasioni professionali qualificate che si presentano loro davanti, acquistiamo un nuovo parco ambulanze che continuano a marciare senza medico e che si traducono inevitabilmente in un aumento della ospedalizzazione impropria e, principalmente e pervicacemente, Occhiuto rifiuta qualsiasi iniziativa strutturale per il rilancio di una sanità territoriale desertificata da lustri».
È in questo quadro che arriva l’ennesima misura estemporanea dell’annunciata riduzione delle postazioni di continuità assistenziale che riduce grandemente anche la possibilità di ricorrere almeno al parere di un medico nelle ore notturne e nei giorni festivi. Certo che la guardia medica ha bisogno di un ripensamento e di una razionalizzazione ma questo può avvenire solo nell’ambito di un complessivo ripensamento di tutta la sanità territoriale, dalla medicina di base alla specialistica e alla diagnostica. I sindaci stanno protestando in rappresentanza delle giuste preoccupazioni dei loro cittadini - concludono Avs, Bruno e Puzzonia - ma è necessario che anch’essi comprendano che non deve trattarsi, come accade per certi ospedali, della difesa di un pennacchio. La giusta protesta va incanalata in un progetto più ampio di cui la politica deve farsi interprete con proposte vere e non pensando soltanto alle prossime elezioni».