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Proseguono febbrili le trattative romane per trovare una soluzione al puzzle della sanità calabrese. Anche ieri Oliverio, volato a Roma per altri impegni istituzionali, ha proseguito nella sua opera di moral suasion per arrivare all’agognato obiettivo: porre fine all’esperienza di Massimo Scura come commissario ad acta per il piano di rientro.
La situazione, però, è attualmente in una pericolosa fase di stallo. L’incontro avuto tra Massimo Scura e Luca Lotti all’inizio della settimana, sempre nella Capitale, non è arrivato ad una conclusione. La soluzione individuata dai luogotenenti renziani per sugellare l’accordo che dovrebbe rendere massimo l’impegno delle truppe oliveriane per il sì al referendum non ha convinto i diretti interessati. A Massimo Scura è stato offerto un incarico, sempre nell’ambito della sanità, ma presso la Regione Toscana, mentre al suo vice Andrea Urbani la possibilità di occupare una poltrona prestigiosa presso il Ministero attualmente retto da Beatrice Lorenzin. E se per quest’ultimo la cosa si potrebbe pure fare, per Massimo Scura è ancora tutto da capire e valutare.
Il tempo però stringe e il Pd calabrese non riesce più a sopportare la situazione. Del resto anche il segretario Ernesto Magorno, pur di blindare l’asse inaugurato con il governatore, ha ormai abbandonato il commissario e si è unito al coro che ne chiede la sostituzione.
All’orizzonte, però, si profila una nuova e possibile soluzione che risolverebbe il problema alla radice. Il governo starebbe valutando l’ipotesi di fare un passo indietro complessivo e di inserire nella nuova legge di stabilità una norma che restituisce ai governatori la gestione, anche commissariale, della sanità. Si tornerebbe, insomma, indietro di due anni e cioè alla situazione in cui si governava la sanità nella passata legislatura, quando l’allora presidente della giunta Giuseppe Scopelliti ricopriva anche la carica di commissario per il piano di rientro. La norma ovviamente varrebbe per tutte le Regioni in piano di rientro e potrebbe servire a cementare al Sud un nuovo consenso verso il renzismo e coagulare consensi elettorali verso il sì alle riforme costituzionali.
Naturalmente questa seconda soluzione, per ragioni tecniche, arriverebbe però dopo il referendum e, dunque, ci sarebbe da produrre uno sforzo per il sì nell’attesa che arrivi una vittoria al referendum e che l’esecutivo Renzi mantenga la parola. E l’esperienza, in tal senso, non è che sia positiva. Il precedente parla di una situazione analoga all’inizio dell’esperienza del governatore Oliverio che aspettava di ricevere l’incarico di commissario alla sanità per poi ritrovarsi uno spiacevole regalo natalizio proprio nella legge di stabilità del 2014.
Certo la situazione è molto diversa da allora e i rapporti tra Oliverio e il governo sono parecchio migliorati, ma in tanti tendono a non fidarsi e vorrebbero ottenere il risultato immediatamente con l’allontanamento di Scura. Questo lo sfondo si cui si gioca una partita assai complicata e che giustifica la campagna elettorale molto soft che Oliverio e i suoi hanno condotto fin qui, facendo storcere parecchio il naso a molti colonnelli romani.
Riccardo Tripepi