Si tratta delle risorse derivanti da Pnrr, fondi nazionali ed europei per una serie di interventi, a partire dai tre nuovi ospedali in attesa dal 2007 fino ai 12 milioni stanziati per un piano straordinario di assunzioni. E poi c'è il caso di Cosenza
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La vicenda dell’ospedale di Cosenza è paradigmatica della difficoltà che abbiamo in Calabria di mettere a terra le risorse. Da tempo l’Inail ha stanziato 349 milioni per la realizzazione del nuovo nosocomio. Il problema è che la politica anziché accelerare le procedure si è messa a litigare su dove costruirlo.
Questo nonostante l’esistenza di uno studio di fattibilità commissionato nel 2017 dall’allora presidente della giunta regionale, Mario Oliverio. La Regione targata Occhiuto ha infatti deciso di commissionare un nuovo studio di fattibilità e allargare l’indagine anche fuori dai confini del territorio comunale di Cosenza. Questo in ragione del nuovo quadro politico che si sta delineando ovvero della volontà del centrodestra di arrivare alla costituzione della città unica fra Cosenza, Rende e Castrolibero. Palazzo dei Bruzi aveva fatto ricorso al Tar contro l’iniziativa della Regione, ma i giudici amministrativi hanno giudicato inammissibile il ricorso del Comune di Cosenza.
Questo perché lo studio di fattibilità ancora deve farsi e nulla esclude che venga fuori Vaglio Lise come scelta più idonea. Nella parte preliminare della sentenza, però, i giudici fissano alcuni punti di merito. Il Tar ha infatti rivolto un preciso monito alla Regione Calabria affinché proceda «senza ulteriori indugi alla conclusione della procedura aperta, come bandita», sottolineando, altresì, la necessità di una motivazione adeguata «in ipotesi di conclusione negativa e di scelta di altra allocazione». Da ultimo, il Collegio, sebbene potesse esimersi da qualsiasi puntualizzazione in merito, ha ritenuto di rimarcare che «su eventuali dissipazioni di risorse economiche dovute al rinnovo della procedura» sia la Corte dei conti a dover decidere. Insomma i giudici amministrativi sembrano pensarla un po’ come i cittadini: fatelo dove vi pare, l’importante è farlo subito visto che il vecchio plesso dell’Annunziata mostra tutti gli anni che ha.
Dicevamo però che la vicenda di Cosenza è paradigmatica di una debolezza della nostra regione a mettere in campo le risorse. La Calabria, infatti, nonostante sia soffocata da un debito monstre ha in pancia una marea di soldi che non riesce a spendere. Si calcola che fra Pnrr, fondi Por, fondi nazionali sono oltre due miliardi e mezzo che la Calabria ha a disposizione per migliorare la sua offerta sanitaria. Un facile esempio sono i tre grandi nuovi ospedali finanziati dal 2007 e che ancora non hanno visto la luce. Ci riferiamo all’ospedale della Sibaritide (143 milioni + 90 di costi aggiuntivi), Vibo Valentia (143 milioni + 40 di costi aggiuntivi) e Gioia Tauro (150 milioni). Poi c’è l’ospedale di Cosenza per il quale esiste un finanziamento Inail da 349 milioni. Ancora 86,8 sono i milioni disponibili per il nuovo ospedale di Catanzaro; ci sono fondi per la ristrutturazione degli ospedali di Cetraro (48 milioni), Paola (21,5 milioni); Castrovillari (60,5 milioni). Ci sono ancora 25 milioni per il potenziamento dell’ospedale di Crotone, 20 per quello di Lamezia, 45 milioni per la Cittadella della Salute a Cosenza e 40 per quella di Catanzaro. Quasi 50 milioni per la realizzazione di sette case della salute. Infine dodici milioni, attualmente accantonati, stanziati dallo Stato per un piano straordinario di assunzioni in sanità.
Potremo continuare ancora per molto ma c’è il rischio di stancare i lettori. Ribadiamo allora che la Calabria ha quasi 2,6 miliardi di euro a disposizione e le realizzazioni vanno avanti a ritmo molto pacato. Questo nonostante il Governo si appresti a varare un terzo Decreto Calabria. Al momento c’è un emendamento presentato dal senatore di Fi, Claudio Lotito proprio quando il ministro alla Salute, Orazio Schillaci, in visita alla Cittadella diceva che la Calabria deve uscire dal Piano di rientro. Evidentemente nel breve periodo non sarà così, ma forse questa volta nel nuovo Decreto Calabria si potrebbero inserire meccanismi simili a quelli per la ricostruzione del Ponte Morandi a Genova. Altrimenti i soldi resteranno nei cassetti, i prezzi delle opere lieviteranno e l’obiettivo di avere ospedali moderni si farà sempre più lontano.