A Reggio Calabria alla situazione già precaria a livello sanitario si aggiungo altre emergenze una delle quali è senza dubbio legata alle preoccupanti carenze che insistono nel 118. Ai mezzi vetusti è stato posto parziale rimedio con delle donazioni ma non basta. «Solo grazie a una donazione della Banca d’Italia – ci ha confermato il direttore sanitario dell’Asp il dottor Domenico Minniti – abbiamo potuto sostituire tre mezzi. Ma non stiamo incrementando il parco ambulanze, stiamo solo rimpiazzando tre mezzi che sono obsoleti con diverse centinaia di migliaia di chilometri, quindi, non è un potenziamento». Eppure, dati alla mano, la richiesta da parte del territorio è importante. Basti pensare che dal primo gennaio ad oggi sono stati registrati in totale quasi 29.500 interventi (Interventi Primari + interventi secondari + consigli telefonici con eventuale invio del MMG o Continuità Assistenziale) con una media mensile di 3.464 interventi.

Parliamo di oltre 115 soccorsi al giorno ma il dato più allarmante, confermato dal direttore sanitario dell’Asp, è legato al personale medico sempre più risicato tanto da far partire le ambulanze senza medico a bordo. «Questo è un lavoro estremamente rischioso sia dal punto di vista medico legale ma anche riguardo l’incolumità fisica degli operatori stessi per cui, anche se idonei, vanno alla ricerca di altre sistemazioni. L’Asp ha un centro di eccellenza di formazione e simulazione che ogni anno sforna diverse decine di medici abilitati al 118. Quest’anno, ad aprile ne sono stati promossi 40 giovani medici e a tutti abbiamo chiesto immediatamente la disponibilità a prendere servizio nelle nostre ambulanze ma tutti hanno cortesemente declinato l’invito e questo non può che essere un indicatore della difficoltà che abbiamo nel gestire la macchina dell’emergenza».

l numero di medici soccorritori è drammaticamente ridotto, soprattutto sulla zona della piana di Gioia Tauro che spesso si trova a fare i conti con un’emergenza dentro l’emergenza. «La situazione nella Piana è preoccupante – conferma Minniti – perché a fronte di 30 medici richiesti in organico ne abbiamo solo 12. Questo significa che abbiamo il 60% delle unità in meno e questo si traduce nel fatto che il 60% di ambulanze e l’elisoccorso, partono per le chiamate in codice rosso solo con l’infermiere». Questo è un dato che non può che far riflettere perché un codice rosso equivale a una vita appesa un filo che senza l’intervento medico immediato potrebbe non farcela.

Una situazione che accomuna tristemente tutte le province calabresi ma che non riesce ad essere risolto neanche mediante i concorsi e ad incidere è la cattiva gestione della medicina del territorio. «Abbiamo fatto di più, abbiamo messo a bando 18 posti come dirigenti medici per rendere più appetibile queste posizioni e speriamo che abbia esito positivo. Ma va evidenziato che purtroppo manca la cultura del soccorso. Il cittadino non se quando è necessario rivolgersi al 118 e quando invece è opportuno rivolgersi al medico di base o alla guardia medica. Bisognerebbe iniziare di percorsi di educazione già nelle scuole per evitare di trovare tantissime chiamate di codici bianchi o verde che tolgono la possibilità di assistere le vere emergenze»