Claudia Loria, assessore alla Salute del Comune di San Giovanni in Fiore, risponde alla presidente dell’associazione Donne e Diritti, che in una nostra intervista ha descritto la disastrosa situazione del presidio montano a partire dai presunti casi di parto in ambulanza, legati alla mancanza di un punto nascita e le strade impervie da percorrere, specie in inverno, per raggiungere altri ospedali.

«Se sa denunci»

«Alla signora Stefania Fratto, presidente dell’associazione Donne e diritti, chiediamo - afferma l’assessore - di circostanziare quante donne abbiano partorito in ambulanza da San Giovanni in Fiore e le date precise di codesti episodi che ha genericamente riportato alla stampa. Come Comune di San Giovanni in Fiore, abbiamo avviato una verifica al riguardo, con l’obiettivo di stabilire se e perché siano avvenuti simili fatti, posto che, se fossero veri e se vi fossero gli estremi, andrebbe investita subito l’autorità giudiziaria».

«Se la signora Fratto sa, denunci. Se non lo fa, perde credibilità – aggiunge il membro del governo cittadino. - Ricordiamo che il Punto nascita di San Giovanni in Fiore venne chiuso nel 2010, in quanto non raggiungeva il numero minimo dei parti, previsto dalle disposizioni vigenti, per mantenere l’unità operativa e garantire la sicurezza delle madri e dei figli. Ricordiamo, altresì, che da subito l’amministrazione comunale di San Giovanni in Fiore ha chiesto formalmente il potenziamento del locale servizio di Ginecologia, al fine di seguire le donne in gravidanza fino al parto ed evitare loro, quindi, il ricorso a visite a pagamento e fuori sede. Al commissario straordinario dell’Asp di Cosenza abbiamo ribadito più volte questa esigenza, trovando manifesta disponibilità a reperire detto specialista».

Il personale del reparto di Medicina

In merito poi al reparto di Medicina che, ha illustrato la presidente Fratto, conta solo due medici fissi più due a rotazione da fuori, l’assessore spiega che «che l’Asp di Cosenza ha rendicontato finora, con riferimento al 2021, circa 100 mila euro di prestazioni aggiuntive per garantire la continuità del servizio tramite i medici di cui dispone, a fronte di un basso volume di ricoveri dovuto all’emergenza Covid. Nel merito avevamo già chiesto dei medici in pianta stabile, che al momento non riusciamo ad avere perché l’ospedale ha, in base alla normativa di specie, una configurazione che non lo rende attrattivo: né per i sanitari né per i pazienti».

«Per questo, nel febbraio 2021 approvammo uno specifico progetto di riqualificazione del presidio ospedaliero, votato dall’intero Consiglio comunale. Lo porteremo avanti con il nuovo presidente della Regione se, come auspichiamo, verrà delegato dal governo all’attuazione del piano di rientro. Inoltre, abbiamo già chiesto al commissario dell’Asp di Cosenza di valutare la proposta, avanzata dalla nostra sindaca Rosaria Succurro insieme al sindaco di Acri, Pino Capalbo, di prevedere gli Ospedali riuniti di San Giovanni in Fiore ed Acri, in modo da avviare nei due presidi la Chirurgia generale, superando le norme impedienti in vigore».

Il mammografo

«Ancora, nella locale Pet del 118 vi sono quattro medici e non due, come ha invece affermato la signora Fratto. In ordine alla mancanza di un mammografo la realtà è che San Giovanni in Fiore necessita di un mammografo digitale, visto che quello in uso, analogico, non è più affidabile, aspetto di cui la stessa presidente di Donne e Diritti è al corrente. Al contrario della signora Fratto, noi pensiamo che non basti soltanto un apparecchio digitale, già finanziato per San Giovanni in Fiore ma mai acquistato per ragioni che stiamo approfondendo e che sembrerebbero riconducibili a criticità organizzative degli screening. Noi crediamo, invece, che debba esserci una vera rete della prevenzione e dell’assistenza alle donne con tumori del seno. Per questo – continua l’assessore - ci impegniamo ogni giorno, consapevoli che soltanto una gestione politica della sanità regionale possa invertire la tendenza e assicurare qualità diffusa dei servizi».

Cardiologia, presto un medico

C’è poi la questione della mancanza del reparto di Cardiologia. «Abbiamo determinato - spiega il politico - il ritorno in ambulatorio del professionista incaricato, che mancava da due anni, cui vanno dati strumenti più moderni per le visite e le diagnosi, peraltro già nella disponibilità dell’Asp».