La notizia ha del paradossale. Potrebbe suscitare facile ironia, sarcasmo e forse anche incredulità, ma è la purissima verità. Non bastassero le piaghe da decubito della sanità calabrese, avvitata su sé stessa in una spirale cosmica negativa da cui non riesce ad uscire nonostante gli sforzi, ma se ai problemi atavici del sistema aggiungiamo la mano – maligna nel vero senso della parola – dell’uomo, allora è evidente quanto la “luce” sia ancora lontana. Perché, quello che sta accadendo da qualche mese a questa parte – in verità sono sempre esistite – è davvero assurdo e senza alcuna logica spiegazione, nonostante sia tutto documentato e denunciato alle forze dell’ordine.

Riavvolgiamo il nastro. «Bene i medici cubani – sosteneva ieri pomeriggio il consigliere regionale del Movimento Cinque Stelle, Davide Tavernise, rivolgendosi al presidente-commissario, Roberto Occhiuto – ma perché i concorsi sono fermi al palo?».

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Ebbene, una delle tante repliche che si potrebbero fornire a quel quesito è tutt’altro che scontata e ha dello sconvolgente.

«Perché i commissari prima accettano l’incarico nelle commissioni giudicatrici e poi si ritirano», risponde Martino Rizzo, direttore sanitario dell’Azienda Sanitaria di Cosenza, una di quelle che in Calabria sta patendo il problema. Quale? «Quello delle lettere anonime», spiega a LaC News24 il manager dell’Asp cosentina.

«Vecchia norma, il rimborso non basta»

«Partiamo però dal principio – dice Rizzo – e da una norma vecchissima del 1985 secondo cui il rimborso per un commissario ammonta a circa 200 euro. Un indennizzo che non serve nemmeno a coprire viaggio, vitto e alloggio». Punto uno, quindi, non ne vale la pena.

Il secondo riguarda le “letterine”. Una “piaga” infettata da mano anonima che si prende la briga di scrivere ai commissari che accettano l’incarico per annunciare che dietro quel determinato concorso c’è il trucco o il gioco delle tre carte.

«C’è chi si diverte ad annunciare brogli nei concorsi e suggerendo i nomi dei vincitori»

«In effetti – rivela Rizzo a LaC News24 – da qualche tempo si stanno verificando alcuni spiacevoli inconvenienti. Alcuni commissari stanno ricevendo lettere anonime, per le quali la direzione dell’Azienda ha già sporto denuncia alle autorità competenti, con cui si paventano brogli nei concorsi e questo scoraggia ulteriormente i commissari».

«Che idea ci siamo fatti? Evidentemente – risponde Rizzo a metà tra il serio ed il faceto – si tratta di qualcuno che non vuole bene all’Azienda. Abbiamo denunciato tutto ai carabinieri. Siamo venuti a conoscenza di queste trame dopo aver iniziato a chiederci perché fossero così tanti i commissari che prima accettavano l’incarico per la formazione delle commissioni valutatrici dei concorsi, tranne poi declinare qualche giorno dopo».
La “soffiata” giunge ai vertici dell’Asp da un commissario che, ricevuta la “letterina” si rivolge a Rizzo ed al direttore generale Antonello Graziano per chiedere se avessero intenzione di proseguire il concorso. «A quel punto abbiamo capito – spiga ancora il direttore sanitario – che era state recapitata più di qualche semplice lettera anonima, proprio con lo scopo di impedirci di completare le selezioni concorsuali utili ad assumere nuovi medici e nuovi primari».

Attualmente solo l’Asp di Cosenza vanta oltre quindici concorsi in itinere: circa la metà banditi per assumere dirigenti di unità operative complesse – i primari, appunto – e gli altri per reperire sul mercato del lavoro medici nelle varie specializzazioni.
«In effetti – ammette candidamente ancora Rizzo – stiamo riscontrando grandi difficoltà a causa di questo andazzo. Convincere commissari e presidenti che non vi è alcun interesse a organizzare concorsi truccati sta diventando difficile perché c’è chi si diverte ad annunciare brogli nei concorsi ed a suggerire i nomi dei vincitori».

Gli estremi

In tutto questo non mancano i soliti estremi, che assumono connotati grotteschi. Come quella lettera anonima che «“segnalava” il vincitore di un concorso con un solo partecipante».

Con le missive in forma anonima, insomma, spesso vengono “suggeriti” i nomi di chi si aggiudicherà le prove selettive prima di svolgerle, «anche quando è facile intuire chi vincerà – conclude Martino Rizzo – perché tra pochissimi partecipanti tutti conoscono il o i più titolati. E credetemi, un concorso per primario, ad esempio, non è di certo una passeggiata».

Insomma, non bastassero la vetustà di ospedali e apparecchiature che rendono la Calabria poco attrattiva, il che – molto più semplicemente – fa girare a vuoto i concorsi per mancanza di partecipanti. Per di più il “terrore” dei commissari di “passare guai” giudiziari per 200 euro rende queste storie ancora più avvilenti. Ma comprensibili solo da chi vive in Calabria, una terra meravigliosamente autolesionista nel Dna.