Dietro la scelta di curarsi fuori dai confini regionali potrebbe esserci anche l'incapacità della sanità calabrese di garantire prestazioni con apparecchiature d'avanguardia. Almeno è questo ciò che si evince dalla relazione di accompagnamento del nuovo decreto varato dal commissario ad acta e presidente della Regione, Roberto Occhiuto, e dal sub commissario, Ernesto Esposito. Con il recente provvedimento, in sintesi, si approva definitivamente il nuovo programma di ammodernamento tecnologico che vale 86 milioni di euro, di cui 82 finanziati con fondi statali e 4 a carico della Regione Calabria.

Il decreto di oggi modifica e integra il precedente risalente al novembre del 2020, quando l’ex presidente della Regione Calabria, Jole Santelli, d’intesa con l’ex commissario ad acta, Saverio Cotticelli, varò il piano triennale straordinario di edilizia sanitaria e di adeguamento tecnologico che comprende appunto anche il programma di ammodernamento tecnologico, sottoposto ad alcune modifiche e integrazioni a seguito delle successive richieste di chiarimenti pervenute dal ministero della Salute.

Parco macchine vetusto

Il parco "macchine" degli ospedali calabresi, insomma, è piuttosto vetusto se si pensa che tutte le apparecchiature in dotazione superano di gran lunga l'età di adeguatezza tecnologica fissata in 7 anni. A titolo d'esempio, l'età media di un acceleratore lineare in Calabria è di 12 anni di vita, di 11 anni quella di un angiografo, 10 anni per tac e risonanze magnetiche. Da qui deriva l'accelerazione impressa per approvare il nuovo piano che consentirà di sostituire 59 apparecchiature e di potenziarne ulteriori 23, per un totale di 82. Si interverrà su acceleratori lineari, angiografi, tac, mammografi, pet tac e risonanze magnetiche.

La mobilità passiva

Un'azione dispiegata con una duplice finalità: da un lato - quella più che urgente - di garantire cure appropriate ai pazienti e dall'altra quella di ridurre la mobilità passiva che in Calabria si registra anche per prestazioni ambulatoriali. Nello specifico, si mira ad acquisire  o ammodernare quegli stessi macchinari che fungono da richiamo fuori dai confini regionali. Anche in questo caso la relazione è piuttosto dettagliata e aggiornata: «il maggior numero - vi si legge - di prestazioni si rileva per le tac e le risonanze erogate (in mobilità passiva ndr) dalle Asp di Cosenza, Crotone, Vibo Valentia e Reggio Calabria». 

I numeri dell'emorragia

I flussi sono aggiornati al 2019 e fanno registrare percentuali significative. Ad esempio, 45mila prestazioni vengono eseguite in Calabria per risonanze magnetiche mentre 13mila vengono effettuate fuori regione: il 23%, il 12% per gli acceleratori, il 34% per le pet (8mila vengono eseguite in Calabria, 4mila in mobilità). «Si tratta evidentemente di un fenomeno da contenere e ridimensionare - si legge nella relazione - migliorando e potenziando l'offerta dei servizi sul territorio regionale».

Effetto pandemia

Un andamento già preoccupante e aggravato dalla pandemia che ha ridotto ulteriormente il ricorso alle cure mediche. Sempre la relazione conferma un vistoso calo di prestazioni di specialistica ambulatoriale per risonanza magnetica, mammografi e e pet dal 2019 al 2020. Rispettivamente il calo si attesta su un meno 14% per le risonanze magnetiche, -15% per mammografi e -24% per pet. «Il fabbisogno di ammodernamento e potenziamento tecnologico risulta pertanto necessario - si legge ancora - non solo per contenere i fenomeni di mobilità passiva extraregionale ma anche per migliorare notevolmente in termini di efficienza e di efficacia i processi di erogazione di prestazioni strumentali al fine di recuperare nel più breve tempo possibile quanto rimasto indietro a causa della pandemia».