È quanto accaduto a un settantenne, recatosi al cup per una prenotazione: prima data disponibile 25 marzo 2025. Uno dei tanti esempi di un diritto alla salute che arranca ovunque e che in riva allo Jonio vive in attesa dell'ospedale della Sibaritide, sul cui altare è stata sacrificata tutta l'assistenza territoriale
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Martedì, 25 marzo 2025. No, non è la data impressa sul display della DeLorean della trilogia di “Ritorno al futuro”, ma una delle date sancite dal servizio sanitario regionale per una prenotazione al cup. Intendiamoci, per una visita oculistica complessiva un signore di Corigliano Rossano, sulla settantina, che per snellire la “pratica” decide di recarsi in una farmacia convenzionata, si trova proiettato nel futuro di due anni, ammesso che nel frattempo la sua vista non sia ulteriormente peggiorata, tanto da dover fare intervenire – nel frattempo – il fattore dell’urgenza. Un paradosso spazio-tempo.
Per una visita oculistica “statale”, quindi ospedaliera, o meglio ambulatoriale, perché il reparto di oculistica a Rossano è stato soppresso, sacrificato sull’altare dei tagli indiscriminati, quindi trasformato in semplice ambulatorio, serve davvero tutto questo tempo? Possibile che non vi sia uno specialista disponibile nel giro di due anni, o che vi sia tanta gente in fila da dover attendere tutto questo tempo? Sono quel genere di domande che rimbombano nella testa del “malcapitato” da questa mattina.
Ecco l’efficienza tanto sbandierata di un servizio sanitario che la politica autodefinisce «efficiente» per dimostrare che tutto funziona quando, invece, non è affatto così. In riva allo Jonio – è bene dirlo – se non fosse per lo stacanovismo dei sanitari, non funzionerebbe niente. Ambulanze senza medici, medici da dover “importare” da Cuba, file d’attesa chilometriche, viaggi della speranza come unica àncora di salvezza, caldo infernale nei corridoi e nelle sale d’attesa senza climatizzazione, giorni passati su una sedia in attesa di essere ricevuti in un pronto soccorso in cui c’è un solo medico in servizio a rischio schiaffoni – se va bene –, chirurgia ordinaria sparita dai tempi del Covid, guerre “fratricide” dei baronati primariali e – per non farci mancare nulla – quel “campanile” difficile da demolire nella testa dei dinosauri ancora in servizio sempre pronti a guardare in cagnesco il collega d’oltre Cino (leggasi l’eterno conflitto/invidia tra un ospedale ed un altro, oggi della stessa città).
E tutto questo in uno spoke – quello a due teste, il “Giannettasio” ed il “Compagna” di Corigliano Rossano – in cui mancano sulla carta oltre sessanta medici per andare semplicemente a regime. In attesa – se e quando – dell’ospedale della Sibaritide per colpa del quale si è sacrificata tutta, ma proprio tutta la sanità jonica, ospedali di Trebisacce e Cariati compresi.
Insomma, se una visita fissata alle 8,20 di quel mercoledì 25 marzo 2025 è da Paese civile, allora sì, quello è un paradosso spazio-temporale in una qualche realtà alternativa di un multiverso di marveliana memoria. Sarebbe troppo bello per essere vero ed, invece, si tratta della nostra, banalissima, realtà per niente virtuale. Quella in cui ci si reca al cup il 29 luglio 2023 per prenotare una visita e si viene rimpallati a due anni di distanza. A meno che non ci si rechi dai privati. Vero?