Il braccio di ferro ingaggiato tra Oliverio e Scura assume contorni sempre più singolari. A parte la ruvidezza dei toni, comunque inappropriata per la delicatezza del settore di cui si discute e cioè la salute dei calabresi, si sta facendo notare per avere assunto i contorni di una questione personale.

 

Dopo tre giorni di lettere, repliche, minacce di querele e quant’altro, non è arrivato nessun commento, nessuna reazione. Anche e soprattutto da Roma che ha in mano le leve di ogni decisione, con buona pace dei due litiganti.

 

Nonostante il presidente della giunta si sia rivolto direttamente al ministro competente Beatrice Lorenzin per ottenere un immediato intervento, nessuna risposta è giunta dalla Capitale. Anzi dal ministero hanno fatto trasparire soltanto un certo fastidio per lo sgarbo messo in atto dal governatore calabrese che ha mandato le sue considerazioni alle agenzie di stampa, ancor prima di avvisare il Ministero. Per il resto nessun commento e nessuna presa di posizione. Men che meno si è mosso qualcosa dal resto del governo Gentiloni che pare essere in tutt’altre faccende affaccendato. Del resto il neo premier, che con buone possibilità rimarrà in carica per un periodo limitato di tempo, perché dovrebbe mettersi a perdere tempo con la sanità in Calabria?

 

Nonostante le “pretese” di Mario Oliverio, la norma approvata con l’ultima manovra finanziaria elimina l’incompatibilità tra la carica di governatore e quella di commissario al debito sanitario, ma non obbliga a nessuna soluzione. Il governo potrebbe decidere di confermare Scura, pur sempre inviato in territorio calabrese da Matteo Renzi, o perfino nominare un nuovo commissario che non sia il presidente della giunta. La nomina di Oliverio è soltanto una delle possibilità.

 

Anche da questa situazione di incertezza, dunque, nasce l’evidente nervosismo del presidente Oliverio che sta battendo i pugni sul tavolo, così come gli era capitato di fare all’inizio della legislatura, proprio quando sperava di essere nominato governatore in virtù di un emendamento da inserire nella legge di stabilità del periodo. L’emendamento non fu inserito e i rapporti tra Oliverio e Renzi toccarono i minimi storici.

 

E qualcuno comincia a pensare che, anche da questo punto di vista, la storia si stia ripetendo. E non solo perché Oliverio ha ripreso ad alzare i toni e far approvare mozioni contro Scura al Consiglio regionale, ma anche partendo dalle dichiarazioni che lo stesso ex premier ha rilasciato in occasione dell’ultima assemblea nazionale. Secondo Renzi il referendum al Sud si è perso a causa del “notabilato” Pd che avrebbe perso i contatti con la società e il territorio. In buona sostanza un attacco frontale a chi non si sarebbe speso in maniera convincente per il sì alla riforma costituzionale. Il segretario nazionale è dunque pronto ad un rinnovamento dei vertici organizzativi del partito e in Calabria potrebbero esserci diversi interventi, anche in considerazioni delle dure critiche al Pd regionale che, altra novità del momento, si sono lette sul Corriere della Sera. Non è un caso del resto che tra i nomi dei papabili ad entrare nella nuova squadra di Renzi sia finito il sindaco di Reggio Giuseppe Falcomatà e nessuno del cerchio magico di Oliverio o Magorno.

 

Insomma, l’immobilismo di una classe dirigente incapace di affrontare anche una discussione interna (ad esempio l’assemblea regionale del partito non ha mai affrontato l’analisi del voto referendario dopo la sconvocazione ad hoc di Magorno) è balzato agli occhi. Così come l’appoggio di “interesse” al sì al referendum. Elementi che si stanno trasformando in un boomerang anche per quel che attiene la gestione della sanità.


Riccardo Tripepi