I dati del sistema Regis mostrano la solita differenza nei tempi di realizzazione tra Nord e Sud. Nei due interventi sulla sanità territoriale la regione è molto indietro: in un caso avanzamento del 7,2%, nell’altro praticamente pari a zero
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Speranze (per ora) deluse di migliorare l’assistenza territoriale: i numeri del Pnrr parlano di ritardi in tutto il Sud per i progetti che riguardano Case e Ospedali di Comunità, i due interventi di natura infrastrutturale della Componente 1 della Missione salute del Piano nazionale di ripresa e resilienza.
È il rapporto Svimez a fornire, sulla base dei dati di monitoraggio e attuazione presenti sul sistema Regis, una stima dello stato di avanzamento nella realizzazione di questi investimenti a livello regionale. In Calabria le percentuali – stando ai dati contenuti nel dossier – sono al di sotto del 10% per entrambi gli interventi.
L’obiettivo di completamento della realizzazione di Case e Ospedali è fissato a metà 2026, dunque Svimez ha deciso di misurare la “capacità di avanzamento” a livello regionale distinguendo gli interventi in tre categorie: interventi che sono stati avviati secondo il cronoprogramma previsto; interventi che presentano un ritardo rispetto alla data del cronoprogramma inferiore a 7 mesi; interventi che presentano un ritardo superiore a 7 mesi.
Peggio di un cliché: per le Case di Comunità, le regioni del Centro-Nord «si caratterizzano per una percentuale di interventi avviati senza ritardi sensibilmente superiore rispetto alle regioni meridionali». In Val d’Aosta risultano avviati i lavori per 100% delle risorse allocate, seguono Friuli-Venezia-Giulia (77,8%), Veneto (75,3%), Emilia-Romagna (74%). In coda alla classifica si collocano le regioni del Mezzogiorno che, assieme a Lazio e Marche, presentano progetti avviati per una quota (sulle risorse complessive) compresa tra 40 e il 6,5%. In particolare, Marche (8,6%), Calabria (7,2%) e Basilicata (6,6%) e Sicilia (6,5%) non superano la soglia del 10%, mentre particolarmente allarmante è la situazione del Molise, dove la banca data Regis non registra alcun cantiere aperto per interventi afferenti questa specifica misura.
Per i progetti i cui lavori non hanno ancora avuto inizio, si è distinto tra ritardi superiori o inferiori ai 7 mesi. I ritardi più critici si rilevano in Basilicata e Sicilia, dove rispettivamente il 58,1% e 56,3% dei lavori avrebbe dovuto avere inizio entro dicembre 2023 ma i cui cantieri risultano ancora non avviati.
Per gli Ospedali di Comunità, Svimez parla di soluzione «più variegata» ma carica di «elementi di preoccupazione legati all’elevata percentuale, in diverse regioni, degli interventi non avviati o partiti in ritardo».
In questo caso il gradiente Nord-Sud non è così chiaro, i ritardi calabresi invece sono molto evidenti. Dopo il Friuli-Venezia Giulia (83,3%), le regioni con la percentuale maggiore di lavori, in valore monetario, in fase di esecuzione risultano Sardegna e Abruzzo, con rispettivamente il 60 e il 59% dei progetti avviati sul totale delle risorse.
In Emilia-Romagna e Lombardia risultano avviati lavori per il 50% degli stanziamenti complessivi. Marche, Calabria e Piemonte mostrano quote di progetti avviati prossime allo zero, con la quasi totalità dei progetti che riportano una data di inizio lavori prevista successiva al dicembre 2023.
Da evidenziare anche il dato di Campania e Basilicata che, sebbene registrino percentuali soddisfacenti in termini di progetti avviati (rispettivamente 28 e 20%), presentano percentuali elevate di lavori con ritardi superiori ai sette mesi, che interessano il 29% delle risorse nel caso campano e il 40% in quello lucano.