Si abbassa l’asticella e si tenta adesso di centrare un obiettivo forse più alla portata. Entro il 30 di giugno almeno il 70% dei crediti dichiarati dai fornitori dovrà essere passato al setaccio e fatto quadrare con quelli presenti nei bilanci. L’ultimatum è stato impartito nei giorni scorsi dalla Regione a tutte le aziende sanitarie e ospedaliere calabresi e inserito in corsa tra gli obiettivi su cui dovranno poi essere valutati i commissari straordinari.

Si entra nel vivo

Una disposizione cogente che descrive lo stato di avanzamento nell’accertamento del debito sanitario. Chiusa, infatti, la fase di circolarizzazione che ha condotto ad una quantificazione piuttosto approssimativa, si apre adesso la partita probabilmente più complessa: far quadrare – fattura per fattura – le richieste creditorie con i dati effettivamente in possesso delle aziende.

Disallineamento

Una operazione tutt’altro che semplice dal momento che ancora oggi vi sono crediti pretesi dai fornitori che non trovano riscontro nei partitari aziendali e, viceversa, crediti presenti nei bilanci che però non sono stati reclamati da alcun fornitore. Insomma, un guazzabuglio contabile cui bisognerà metter mano a stretto giro validando o meno il 70% delle pretese creditorie recapitate in Cittadella alla fine di dicembre.

Scadenze contabili

In un simile contesto, i bilanci consuntivi - che dovrebbero essere approvati entro aprile – potranno contenere solo un dato parziale relativamente alla ricognizione del debito e non il definitivo come, invece, auspicato il 4 gennaio scorso dal presidente della Regione che, nel corso della conferenza stampa indetta per rivelare la reale entità del debito sanitario, aveva precisato che i crediti effettivi sarebbero stati poi inseriti nei partitari per l’approvazione dei bilanci consuntivi ad aprile, maggio.

Nulla di nuovo

Nulla di nuovo sotto il sole, difficilmente a queste latitudini si bada a simili scadenze. I bilanci consuntivi vengono quasi sempre approvati in forte ritardo e con cifre tutt’altro che attendibili. O non approvati affatto com’è il caso delle aziende sanitarie provinciali di Cosenza e Reggio Calabria che hanno smesso di varare ormai da anni i propri documenti contabili perché si è persa traccia dell’effettiva entità dei debiti.

Il 70% in tre mesi

E, in effetti, il vero banco di prova è rappresentato dalle due aziende che dovranno matchare e far quadrare i conti nel tempo ormai considerevolmente breve dei prossimi tre mesi approvando – per la prima volta dopo diversi anni – i propri bilanci consuntivi in uno scenario tutt’altro che incruento. Più che i fornitori, sono le società di factoring a dimostrare di non voler abbassare il livello dello scontro. Nonostante l’attività di circolarizzazione e riconciliazione del debito intrapresa dalla Regione, continuano a piovere in testa alle aziende atti di citazione.

Il business delle cessioni

È il caso di Banca Farmafactoring, probabilmente la più grande società di cessione che in Calabria ha in mano 217 milioni di euro di crediti, secondo quanto dichiarato, di cui è entrata in possesso tramite cessione da parte dei fornitori. Ebbene, BFF ha notificato al Gom - e non solo - quattro atti di citazione per un valore di poco inferiore al milione di euro per presunte vecchie fatture non pagate (e quindi oggetto di riconciliazione) e presunti interessi su fatture pagate in ritardo.

Allo scontro

Ma BFF è in un buona compagnia, al suo fianco c'è anche Banca Ifis, altra società di cessione del credito, attiva in questi mesi nella notifica di atti di citazione a cui le aziende, memori del passato, si oppongono puntualmente. Ma è il sintomo che lo scontro è solo all’inizio.