Tutti gli articoli di Salute
PHOTO
"La mia vita è ricominciata il 31 luglio 2015" con queste parole Angelo Malerba, di Vibo Valentia, inizia il suo racconto. Una vita normale fino a qualche mese prima, divisa tra la famiglia, con i suoi tre figli e la moglie Maria, e il lavoro, come sottufficiale della Guardia di Finanza. Da poco era andato in pensione quando comincia ad avere i primi sintomi di quello che si rivelerà un male atroce. Così, a causa di nausea e vomito, un primo ricovero all'ospedale di Vibo dove, preso in cura dal dott. Michele Brogna, scopre di avere le transaminasi alte. Inizia così il suo calvario mentre il tumore al fegato si stava impossessando del suo corpo. Da lì l'intervento del dott. Giovanni Vallone direttore dell'unità operativa dipartimentale di ablazione percutanea - ecografia interventistica dell'ospedale Annunziata di Cosenza. Vari accertamenti, radioterapia, chemioembolizzazione, fino ad accumulare liquido nella pancia.
"Un treno da prendere al volo"
"Dopo diverse cure a Cosenza, grazie al coordinamento tra le diverse strutture sanitarie - racconta Angelo - mi recavo ogni settimana all'ospedale della mia città e dalle 07.00 fino alle 12.00 stavo con un ago nella pancia per eliminare litri e litri di liquido". Arriviamo poi alla vigilia di Pasqua di quello stesso anno quando, tramite il dott. Benedetto Caroleo dell'azienda ospedaliera universitaria Mater Domini di Catanzaro, Angelo Malerba entra in contatto con il presidio ospedaliero Molinette di Torino. E' il dottore Vallone a preparare la documentazione necessaria per il trapianto. Un primo viaggio della speranza e il primo incontro con il dott. Mauro Salizzoni, direttore del Centro Trapianto di Fegato. "Salivo a Torino ogni mese. Era il 30 luglio quando, in occasione dell'ultimo controllo, il dottore di turno mi chiese se volessi prendere il treno al volo. Quel treno era un nuovo fegato e il 31 luglio sono stato operato".
La paura di non farcela
Un'operazione durata circa 10 ore che ha ridato la speranza ad Angelo e alla sua famiglia. "Sono passati tre anni e oggi conduco una vita normale. Ogni giorno mi alzo alle 7.00, prendo i farmaci e vado a fare una passeggiata. Quando sono stanco mi riposo". Angelo racconta la sua storia con il sorriso ma la voce si strozza quando ammette di aver avuto paura di non farcela: "Mi avevano dato pochi mesi di vita e la paura è stata tanta ma grazie a Dio e alla competenza dei medici sono ancora qui a raccontare la mia esperienza".
Le difficoltà economiche
"Non è stato facile affrontare la malattia di mio marito - aggiunge la moglie Maria Gambardella - ricordo ancora il primo viaggio a Torino, in macchina, con tutta la famiglia. Non ero mai partita, non sono stata mai in vacanza, nemmeno in viaggio di nozze. Così, abbiamo raccolto i soldi che avevamo da parte e siamo partiti. Io sono casalinga, viviamo con un solo stipendio. Speravo che si potesse risolvere tutto in Calabria ma non è stato possibile". E poi la notizia di un fegato disponibile al quale Maria ha dato anche un nome: "l'ho chiamato Angelo, come mio marito, perché è stato un dono per tutti noi".
L'appello di Angelo
Un pensiero va poi agli specialisti che ancora oggi, con grande umanità, seguono Angelo: "In Calabria abbiamo medici preparati e a chi, come me, vive situazioni difficili, dico di affidarsi a loro. Dispiace pensare che molte nostre professionalità sono costrette a lavorare al nord Italia. Per questo il mio appello è alle istituzioni, alla politica regionale, affinché si creino le condizioni per fare in modo che questi medici possano continuare a lavorare nella nostra terra e noi a curarci in Calabria".
L'intervista integrale ad Angelo Malerba andrà in onda domani, 23 febbraio, alle ore 13.30 e alle ore 20.00 nell'ambito della nuova puntata della nostra rubrica LaC Salute condotta da Rossella Galati.
Rossella Galati