Lo ha dimostrato una meta-analisi di 140 studi che ha incluso oltre 50mila pazienti. Le nuove opzioni terapeutiche garantiscono quantità e qualità di vita elevate
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Le donne con tumore al seno metastatico possono evitare la chemioterapia: una meta-analisi di 140 studi che ha incluso 50.029 pazienti, pubblicata su The Lancet Oncology e coordinata dall'Università Federico II di Napoli, ha infatti dimostrato che l'associazione di ormonoterapia e dei nuovi farmaci a bersaglio molecolare (inibitori di Cdk4/6) è migliore rispetto alla sola ormonoterapia standard. La sopravvivenza libera da progressione è raddoppiata, ma non solo. Nessun regime di chemio si è dimostrato più efficace rispetto alla combinazione. La indicazione riguarda il tumore al seno metastatico positivo per i recettori ormonali, il 65% dei casi metastatici. In Italia sono 24.100 le donne trattabili con tale combinazione. Lo studio è il risultato di una collaborazione internazionale, coordinata da Mario Giuliano dell'Università Federico II di Napoli e da Daniele Generali dell'Università di Trieste e che ha visto la partecipazione di molti ricercatori italiani.
I dati
«Nel nostro Paese, nel 2018, sono state stimate 52.300 nuove diagnosi di carcinoma della mammella e circa 37 mila donne vivono con la malattia in fase metastatica - spiega Lucia Del Mastro, responsabile della Breast Unit dell'Irccs ospedale Policlinico San Martino di Genova - La ricerca ha coinvolto pazienti in postmenopausa con la patologia metastatica, positiva per i recettori ormonali e negativa per il recettore Her2 (fattore umano di crescita epidermica). Si tratta di un sottotipo che include circa il 65% di tutti i casi metastatici». «Questa analisi è molto importante - evidenzia l'oncologa - perché per la prima volta pone a confronto, in prima e seconda linea, l'efficacia dei regimi oggi disponibili di chemioterapia e ormonoterapia, con o senza terapie mirate. E conferma quanto stabilito dalle linee guida internazionali, che raccomandano, anche in prima linea, l'impiego dell'ormonoterapia (con o senza terapie mirate), posticipando l'uso della chemio in queste pazienti».
Le nuove terapie
Sono chiari i vantaggi di una scelta di questo tipo in termini di "minore tossicità". Nonostante le raccomandazioni internazionali, tuttavia, oggi la chemioterapia è ancora diffusa nella pratica clinica in queste pazienti (in oltre il 40% dei casi): «Ci auguriamo che l'analisi pubblicata su The Lancet Oncology possa cambiare la tendenza. Le nuove opzioni terapeutiche, infatti - conclude - garantiscono quantità e qualità di vita elevata». «Servono opzioni terapeutiche innovative - spiega Mario Giuliano dell'Università Federico II di Napoli - Gli inibitori di Cdk4/6 rappresentano una nuova strategia nella gestione del tumore del seno metastatico positivo per i recettori ormonali e Her2 negativo. In queste pazienti, la pratica clinica si sta progressivamente allontanando dall'impiego della chemioterapia per adottare la combinazione, in prima linea, di diverse molecole a bersaglio molecolare con la terapia endocrina». E continua: «Gli inibitori di CDK4/6 infatti stanno progressivamente sostituendo la chemioterapia in prima linea, proprio perché, a parità di efficacia, garantiscono una migliore qualità di vita grazie all’ottima tollerabilità. Va sottolineato che non viene meno l’importanza della chemioterapia, soprattutto nelle pazienti già trattate»