Nell'ultimo anno gli espianti si sono dimezzati, nonostante tre hub operativi e due poli dedicati. L'associazione: «Ad ottobre abbiamo sollecitato la Regione ad intervenire ma nulla è cambiato»
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In Calabria durante il 2020 sono stati effettuati circa la metà dei trapianti di rene del precedente anno. Un dato allarmante e denunciato dall’Associazione trapiantati ed emodializzati della Calabria (Aned) che parla di «una vera e propria debacle».
Nella punta dello Stivale, in sintesi, è stato effettuato solo per l’uno per cento del totale italiano di espianti. La Calabria si è guadagnata più che una maglia nera, nonostante, fa notare il Pasquale Scarmozzino vice segretario nazionale di Aned, ci siano «12 reparti di anestesia e rianimazione, dei quali operativi sono solo gli Hub di Reggio, Cosenza e Catanzaro, e due poli di trapianto renale. Eppure la Calabria è incapace di soddisfare le necessità dei suoi cittadini!»
«Se - avverte Scarmozzino - gli obiettivi preventivati con DCA 167 del 2018 sono irraggiungibili a chi giova mantenere due poli trapianto? Quando il silente direttore Dipartimento Tutela della Salute, Francesco Bevere, e il silente commissario ad acta, Guido Longo, pensano di intervenire? Da anni, denunciamo le cause di questo fallimento: scarso procurement organi e inefficienza del sistema. E mentre la Calabria arranca, altre regioni italiane, pur colpite dalla pandemia in modo rilevante, raggiungono risultati da record».
«In Calabria, anche per trapianto di rene da vivente con donatore familiare non bastano 24 mesi, mentre altrove, come a Bologna, bastano meno di due mesi. Una nostra paziente della Locride, per tale ritardo è stata costretta intanto a ricorrere alla dialisi, peggiorando le sue già precarie condizioni per evidenti emergenti comorbilità, e, per questo – denuncia l’esponente dell’Aned - costretta a iscriversi al centro di Bologna per velocizzare il trapianto, poi eseguito con successo il 17 febbraio scorso dopo solo un mese e mezzo di attesa».
«La sfiducia per questo farraginoso sistema impone quella vituperata emigrazione sanitaria, che fa comodo solo a politici inconcludenti. Nell’incontro del quattro ottobre 2020 con direttore Francesco Bevere in Dipartimento, avevamo sollecitato pochi ma significativi interventi: trapianti, equa distribuzione dei posti reni artificiali e trasporti dializzati. Da allora nulla è cambiato! E, intanto, assistiamo alla dipartita di dializzati, ultimo a Polistena, per rilevanti comorbilità, ma con aggiuntivi patemi e disagi fisici per le troppe incrostazioni del sistema sanitario che, né il direttore Dipartimento Tutela della Salute, nè il commissario ad acta e tantomeno il “governatore per caso” Nino Spirlì - conclude - sanno risolvere con i necessari improcrastinabili interventi di loro competenza».