Chiusi i rubinetti del servizio sanitario regionale, non si affievolisce l'attenzione del tavolo interistituzionale romano per gli emolumenti "illegittimamente" liquidati per otto lunghi anni ai quattro componenti della task force veterinaria.

Dalle censure mosse nel marzo del 2017, sono infatti trascorsi più di due anni prima che qualcuno si decidesse a revocare la disposizione voluta dall'allora presidente della giunta e commissario al piano di rientro, Giuseppe Scopelliti, che nel 2011 firmò il decreto di costituzione della task force veterinaria composta da quattro dirigenti provenienti dalle aziende sanitarie provinciali di Catanzaro, Cosenza, Crotone e Reggio Calabria e lautamente pagati 2.400 euro al mese.

Prestazioni aggiuntive forfettariamente erogate per dieci ore settimanali per "adottare i provvedimenti necessari alla regolarizzazione degli interventi di sanità pubblica veterinaria e di sicurezza degli alimenti" giudicati all'epoca "insufficienti".

Due anni di censure

Ma già nel marzo del 2017 il tavolo interministeriale che verifica i conti della sanità calabrese aveva censurato i pagamenti giudicandoli "illegittimi" e chiedendo chiarimenti.

Da allora, si è dovuto attendere settembre dello scorso anno, quando il commissario ad acta, Saverio Cotticelli, adotta un decreto attraverso cui revoca le disposizioni contenute nel decreto a firma Scopelliti e stoppa i pagamenti in favore dei quattro dipendenti "comandati" alla Regione.

E però neppure il decreto commissariale appare soddisfacente al tavolo interministeriale romano che riunitosi lo scorso 21 novembre ha continuato a chiedere spiegazioni sui rimborsi "illegittimi".

Gli ultimi chiarimenti sono contenuti nel verbale della riunione, oggi reso pubblico. Tavolo e Comitato prendono atto del decreto commissariale ma insistono nel sapere se l'erogazione dell'illegittimo emolumento sia avvenuta.

Le determine di 2.400 euro al mese

E una prima risposta potrebbe venire dalle determine dirigenziali firmate dai responsabili delle unità operative della Gestione Risorse umane delle aziende sanitarie provinciali, che si sono accollate le spese dei quattro veterinari in forza alla Regione per otto anni.

Le dieci ore settimanali di prestazioni aggiuntive vengono quantificate in 2.400 euro al mese che i professionisti hanno sì ricevuto ma senza portare a termine la missione assegnata. Sempre nello stesso verbale il tavolo interministeriale bacchetta la struttura commissariale confermando che "alcuni obiettivi non sono stati raggiunti o perseguiti efficacemente.

In particolare, emerge come la riorganizzazione dei dipartimenti di Prevenzione delle Asp sia stata conclusa senza la previa acquisizione del parere della task force veterinaria e alimentare".

E ancora: "Un altro elemento di rilievo è la mancata attivazione dei servizi di sicurezza alimentare e sanità veterinaria delle aziende sanitarie, che determina una grave carenza strutturale della catena di comando e delle relative responsabilità. Tavolo e Comitato chiedono alla struttura commissariale di relazionare in merito al mancato raggiungimento dell'obiettivo previsto, sollecitando ogni opportuna iniziativa per risolvere tali criticità e rientrare nella conformità".

Obiettivi mancati

Dal 2011 ad oggi poco è cambiato in termini di risultato nonostante il notevole esborso di denaro pubblico. 2.400 euro al mese per essere nuovamente "invitati" da Roma, nel novembre del 2019, ad "individuare le forme più opportune al fine di assicurare il conseguimento degli obiettivi sanitari di sicurezza alimentare e sanità pubblica veterinaria.