Veterinari delle Asp ingaggiati dalla Regione e pagati due volte

Le Aziende sanitarie provinciali hanno continuato a retribuire i medici che formano la task force regionale, benché già nel 2017 i ministeri competenti avessero sollevato dubbi sulla legittimità dei pagamenti. Il commissario Cotticelli chiude il rubinetti

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di Luana  Costa
12 settembre 2019
15:31

Ci sono voluti ben due anni, e anche un'indagine della Guardia di Finanza, per bloccare il fiume di denaro pubblico "illegittimamente" percepito dai veterinari della task force regionale, costituita nel lontano luglio del 2011 con lo scopo "di adottare provvedimenti necessari alla regolarizzazione degli interventi di sanità pubblica veterinaria e di sicurezza degli alimenti" reputati "insufficienti" dall'allora commissario per il piano di rientro dai disavanzi sanitari, Giuseppe Scopelliti. Alla task force veniva, insomma, affidato il compito di effettuare controlli sugli allevamenti di bestiame calabrese, in particolare, all'indomani del diffondersi della malattia vescicolare dei suini che determinò l'abbattimento di numerosi animali. Nel decreto adotatto all'epoca dalla giunta venivano, infatti, nominati Maurizio Anastasio, Gianluca Grandinetti, Fabio Arigoni e Giuseppe Lo Prete, dipendenti delle Aziende sanitarie provinciali di Cosenza, Catanzaro, Crotone e Reggio Calabria, quali componenti della task force veterinaria e veniva fissato quale criterio di pagamento per le attività svolte in favore del dipartimento regionale Tutela della Salute "dieci ore settimanali forfettariamente retribuite dalle Asp di provenienza sotto forma di prestazioni aggiuntive". Ma già nel marzo del 2017 il tavolo romano che verifica i conti della sanità calabrese aveva censurato il metodo di pagamento. Nel verbale della riunione del 28 marzo si legge, infatti: "Con l'occasione si ribadisce l'illegittimità di quanto previsto dal Dpgr 58/2011, dove si stabilisce che per l'attività prestata presso il dipartimento agli stessi dirigenti, ogni Asp di provenienza, dovrà riconoscere forfettariamente dieci ore settimanali di prestazioni aggiuntive. Si chiede pertanto di eliminare tale previsione e si chiedono informazioni circa l'eventuale avvenuta erogazione di detto illegittimo emolumento".

 

Fiume di denaro pubblico

Ma nonostante le censure più volte formulate dai ministeri dell'Economia e della Salute, le Aziende sanitarie provinciali hanno continuato nel corso degli anni ad erogare le prestazioni aggiuntive ai componenti della task force veterinaria. Portano la data dello scorso maggio le ultime determine dirigenziali adottate dall'Asp di Catanzaro, con cui vengono liquidate le spettanze al dipendente prestato alla Regione per svolgere la sua funzione all'interno della task force veterinaria. Il 27 maggio vengono liquidati 2.400 euro a titolo di prestazioni aggiuntive relative alle attività svolte nel dicembre del 2017. Due giorni dopo, il 29 maggio, l'Asp con due determine distinte liquida al dipendente dapprima 9.360 euro per le attività svolte nei mesi di gennaio, febbraio, marzo e aprile 2018 e successivamente altri 4.800 euro per i mesi di maggio e giugno. Una bella sommetta se si considera che già nel marzo 2017 il tavolo romano aveva sancito l'illegittimità degli emolumenti e aveva chiesto delucidazioni "sull'eventuale avvenuta erogazione". E neppure l'indagine avviata dalla Guardia di Finanza che, in un blitz a Palazzo Alemanni, prelevò tutta la documentazione relativa alle attività dei veterinari è riuscita a porre un freno all'erogazione dei pagamenti. In particolare, gli accertamenti delle Fiamme Gialle erano mirate a verificare l'effettivo svolgimento delle attività da parte della task force veterinaria che hanno prestato servizio per conto della Regione ma senza alcun sistema di controllo delle ore effettivamente "lavorate".


 

Stop ai pagamenti 

Proprio ieri il commissario ad acta, Saverio Cotticelli, ha emanato un apposito decreto che, in linea con quanto affermato due anni fa dal tavolo interministeriale, sancisce l'illegittimità dell'emolumento e revoca la previsione delle 10 ore settimanali erogate ai dipendenti sotto forma di prestazioni aggiuntive. Il dca porta la firma anche del sub commissario, Maria Crocco, ma nulla il provvedimento commissariale dice sull'eventuale recupero dei pagamenti "illegittimamente" erogati ai dipendenti nel corso degli anni, benché più volte vi siano stati richiami e richieste di informazioni sull'impiego del denaro pubblico.

 

Luana Costa 

 

 

Giornalista
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