Una situazione drammatica per un settore commissariato da nove anni. Lo scontro tra Governo e Regione sui dati del disavanzo
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Ammonta a 160 milioni annui, (60 milioni oltre il gettito assicurato dalle entrate proprie della Regione) il deficit della sanità calabrese, in regime di piano di rientro dal 17 dicembre 2009 e commissariata dal 30 luglio 2010. È il dato più aggiornato, emerso lo scorso 4 aprile dal "Tavolo Adduce", il tavolo di monitoraggio interministeriale chiamato a verificare a cadenza trimestrale l’attuazione del piano di rientro dal disavanzo sanitario della Regione. Una situazione che ha indotto il governo a intervenire con un decreto ad hoc.
Il dato negativo ha esposto la Calabria al rischio di un nuovo aumento delle aliquote fiscali, che sono pari allo 0,15% sull'Irap e allo 0,30% sull'Irpef, e di un nuovo blocco delle assunzioni nel comparto, dopo quello decretato alcuni anni fa e poi rimosso. L’esito negativo del “Tavolo Adduce” è stato però contestato nei giorni scorsi dal governatore Mario Oliverio, che al tavolo aveva portato altri dati di cui il tavolo ministeriale non avrebbe tenuto conto.
Alla verifica dei conti sanitari del quarto trimestre 2018, la Regione si era presentata con un risultato economico in disavanzo, eccedente le coperture fiscali, di circa 28 milioni di euro, ammette Oliverio, «ma con ulteriori elementi correttivi, tali da consentire ai ministeri affiancanti di riconoscere alla Regione maggiori ricavi da una parte e minori costi dall'altra e, quindi, contenere la perdita dell'esercizio 2018 entro le coperture quantificate in 98,7 milioni di euro».
Secondo la Regione Calabria, infatti, il Mef «non solo non ha riconosciuto alcune risultanze contabili pari complessivamente a 32,5 milioni, ma avrebbe calcolato un disavanzo peggiore di quello comunicato dagli uffici regionali, determinando una perdita di 61 milioni di euro oltre le coperture fiscali ed annunciando il verificarsi delle condizioni per l'applicazione automatica delle extra aliquote fiscali, addizionale regionale Irpef e Irap, che aumenteranno rispettivamente dello 0,30 e dello 0,15 per cento, nonché il blocco totale del turnover fino al 31 dicembre 2020 e, infine, il divieto di prevedere spese non obbligatorie sul bilancio regionale».
Al tavolo di verifica interministeriale aveva partecipato la struttura commissariale nominata lo scorso 17 dicembre dal Consiglio dei ministri, composta dal commissario Saverio Cotticelli e dal sub commissario Thomas Schael.
La difficile situazione economica e finanziaria della sanità calabrese era emersa già lo scorso 28 marzo nel corso di un vertice convocato, nella sede della Regione, dai commissari con i presidenti dei collegi dei revisori dei conti delle Asp e delle aziende ospedaliere. In quella riunione si era preso atto che al quarto trimestre 2018 la somma complessiva dei disavanzi delle aziende era pari a 157 milioni, con i numeri più alti registrati all’Asp di Catanzaro (-40, milioni) e all’Asp di Cosenza (-32,5).
Da mesi la sanità calabrese è al centro della ribalta nazionale, alla luce anche della recente decisione del Consiglio dei ministri di sciogliere, per infiltrazioni della 'ndrangheta, su proposta del ministero dell’Interno guidato da Matteo Salvini, l’Azienda sanitaria provinciale di Reggio Calabria, da tempo alle prese anche con un'esposizione debitoria altissima.