Più lavoro, più esperienza e quindi qualità. È questa l'equazione perfetta per garantire la funzionalità  degli ospedali e per non sprecare denaro pubblico. Lo aveva ribadito nel 2015 l'allora ministro della Salute, Beatrice Lorenzin che nel decreto ministeriale numero 70 spiegava: «Per numerose attività ospedaliere sono disponibili prove, documentate dalla revisione sistematica della letteratura scientifica, di associazione tra volumi di attività e migliori esiti delle cure». Nello specifico il provvedimento definiva gli standard qualitativi, strutturali, tecnologici e quantitativi relativi all’assistenza ospedaliera. In sintesi, per i reparti che non entravano nei parametri (eccetto le zone d’alta montagna o aree geograficamente disagiate) le strade erano due: la chiusura o l’essere riconvertiti. Al centro, infatti, si pone la sicurezza del degente.

 

I Pronto soccorso più efficienti, stando ai criteri stilati nel Decreto (secondo l'inchiesta condotta da Milena Gabanelli), dovrebbero ospitare mediamente cinquantaquattro pazienti al giorno. Ci sono nosocomi, sia al Nord che al Sud, in cui vengono assistiti pochi pazienti al giorno. Non a caso, in base ai dati riportati nella rubrica settiamale Dataroom di Corriere.it, regione per regione, la Lombardia detiene il numero più alto di Pronto soccorso senza requisiti: 24 su 101.  seguono Sicilia con 23 (su 62), Campania con 12 (su 50), Calabria con 7 (su 22) e Umbria sempre con 7 (su 17) , Puglia 4 (su 41), Provincia autonoma di Trento 4 (su 7), Lazio 3 (su 48), Abruzzo 3 (su 16), Provincia autonoma di Bolzano 2 (su 7) e Veneto 2 (su 51). Promosse invece Emilia Romagna, Toscana, Piemonte e Liguria.

I Pronto soccorso a rischio in Calabria

In riferimento alla Calabria, non si registrano accessi (meno di 20mila all’anno) tali da giustificarne l'apertura dei Pronto soccorso di "Beato Angelico" di Acri, con 7.723 accessi nel 2017; dell'ospedale di Tropea, con 9.773 accessi;  il Pronto soccorso dell'ospedale di Soveria Mannelli, con 7.067; quello dello Basso Jonio (Soverato), con 18.964 accessi; il Pronto soccorso di Serra San Bruno, con 4.634 accessi; quello di Melito Porto Salvo con 12.597 accessi e del Giovanni XXIII (Gioia Tauto) con circa 13.088 accessi.

...e le sale parto

Per le nascite, invece, il parametro fissato è di cinquecento all’anno. In diverse zone d’Italia, i punti nascita sono stati chiusi per mancanza di numeri. Su 442 reparti di ostetricia totali, 84 (9 privati accreditati) non raggiungono il minimo. Maglia nera”per la Sicilia (10 da chiudere su 48) e per la Lombardia (9 su 66). In Calabria, le sale parto a rischio chiusura sono due: Ospedale Basso Jonio (Soverato) con 312 nascite e l’ospedale di Cetraro con 320 nascite. Anche in questo caso, i dati si riferiscono al 2017.

g.d'a.