Non c’è davvero pace per la sanità pubblica vibonese. In attesa da oltre un decennio che venga realizzato il nuovo ospedale provinciale e con gli attuali nosocomi di Vibo Valentia, Tropea e Serra San Bruno in condizioni tutt’altro che ottimali, a mettere ormai giornalmente a rischio l’erogazione dei servizi essenziali e la chiusura dei reparti è soprattutto la cronica carenza di personale: in quasi tutti i reparti ospedalieri, i medici specialisti non bastano più, sono pochi ovunque. Per loro lavoro, quindi, straordinario continuo e turni massacranti. Ma non si demorde, i servizi devono essere comunque assicurati.

Ma il dato – se vogliamo ancora più allarmante – è che a queste latitudini i medici specialisti rifiutano letteralmente di venire a lavorare: in molti casi, infatti, ai concorsi pubblici banditi oramai di continuo dall’Azienda sanitaria provinciale, pur di tentare di fare fronte alla carenza di organico, non si presenta alcun candidato e quando invece qualcuno decide di partecipare e poi viene assunto, nel giro di qualche settimana si pente, presenta le proprie dimissioni e va via. Per essere brevi: scappa. I motivi? Possiamo solo immaginarli: le strutture ospedaliere locali non forniscono garanzie strutturali tali da poter svolgere il proprio lavoro con la necessaria serenità ed efficienza e, quindi, il rischio è quello di non riuscire a fornire le necessarie risposte alla collettività. Anzi, spesso i pazienti sono costretti a recarsi in ospedali fuori provincia per avere la necessaria assistenza medica.

È fuga dall’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione

I medici specialisti, dunque, scappano. È quanto accaduto all’interno dell’Unità operativa di anestesia e rianimazione dell’ospedale civile Jazzolino, reparto diretto con riconosciuto impegno e professionalità dal primario Peppino Oppedisano e che soffre da anni della carenza di organico. I due dirigenti medici specialisti, vincitori dell’ultimo concorso (17 marzo 2022) per il conferimento di un incarico, a tempo pieno e determinato, per tre anni, hanno infatti rassegnato a fine luglio le proprie dimissioni. 

Una decisione che, dunque, è sembrata simile ad una autentica fuga. E pensare che detto bando era stato redatto e pubblicato dai vertici dell’Asp proprio «al fine di colmare tempestivamente la grave carenza di personale medico dell’Unità operativa di Anestesia e Rianimazione del nosocomio del capoluogo» e, dunque, al fine di «garantire l’erogazione dei servizi essenziali, scongiurando il conseguente rischio di una possibile chiusura del reparto».

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