Giovanni Macrì interviene sulla spinosa questione: «Non possiamo più accettare questa mortificazione»
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«Che la sanità vibonese sia da tempo in condizioni di sofferenza non è una novità eppure la decisione di chiudere il reparto di ortopedia dello Jazzolino sorprende e non lascia indifferenti. Allarma, piuttosto, questo gravissimo provvedimento, e non poco, perché la promessa della dg Elisabetta Tripodi di adoperarsi per far ritornare la normalità il prima possibile è accompagnata da una precisazione che sicuramente non tranquillizza, anzi». Così un comunicato del sindaco di Tropea, Giovanni Macrì, sulla spinosa questione.
«La dg – prosegue - riconosce che a fronte di questo evento, che a tutti noi appare estremamente serio, ce n’è uno ancora più grave, ovverosia “...la carenza di specialisti anche in altre strutture da cui abbiamo tentato di averli in prestito”. È evidente, allora, che la problematica della sanità è estesa e dalle mille sfaccettature e chiama in causa responsabilità a più livelli. É una questione di governance ed anche di management, di governo e di gestione delle risorse umane. Visti i risultati non si può che dedurre la deficienza dell’una e dell’altra dimensione, è la realtà dei fatti a evidenziare l’incapacità o, cosa ancora più grave, la determinazione consapevole, di azzerare la qualità del sistema sanitario vibonese ed anche calabrese».
Secondo il primo cittadino «la chiusura del reparto di Ortopedia dello Jazzolino potrebbe essere solo il primo fallimento di una serie rovinosa di operazioni demolitrici, potrebbe innescare un disastroso effetto domino con la perdita di altri importanti reparti. Sta di fatto che le Istituzioni preposte non prestano la dovuta attenzione al dramma che si sta consumando sulla pelle di tutti noi e soprattutto dei cittadini più deboli che perdono la sicurezza di validi riferimenti in quello che è il campo più importante ai fini della serenità e quindi della qualità della vita».
Macrì ha evidenziato come i sindaci della provincia di Vibo Valentia non possano «più accettare questa mortificazione, non dobbiamo sopportare oltre quest’infamia che oscura il nostro impegno, vanifica la nostra fatica e offende i nostri sacrifici, le nostre battaglie e i nostri rischi quotidiani. A Roma e a Catanzaro ci ignorano, ci sottovalutano o, forse, ci disprezzano, la loro attenzione è rivolta ad altro, la miopia li acceca e non si accorgono che i consensi e le clientele che cercano di coltivare non potranno salvarli, il malgoverno e la mala gestione parlano da sé e noi dobbiamo evidenziarli, anzi dobbiamo urlarli, dobbiamo gridare e rivendicare, dobbiamo farlo noi che siamo le vittime. Dobbiamo diventare i paladini di questa causa che sta in cima a tutti i bisogni vitali, paladini e non Don Chisciotte se riusciremo a organizzare una protesta che mette in luce, ad un pubblico il più vasto possibile, l’inconsistenza, l’ambiguità e la doppiezza di chi, in tutti questi mesi di presunti decreti e provvedimenti risolutivi, non è riuscito o non ha voluto trovare la via opportuna per occuparsi veramente degli ammalati, dei loro bisogni e delle azioni necessarie a evitare il collasso».
A detta del primo cittadino «la salute è il bene più prezioso e non può non essere collocato al primo posto in qualunque momento della propria vita, ecco perché la sussistenza di un presidio ospedaliero diventa un indicatore di positività capace di orientare le scelte di vita anche temporanee. Oggi si riflette in questa direzione anche nell’andare in vacanza e alcuni tour operator, addirittura, richiedono un ospedale nel raggio di una ventina di chilometri. Il danno che la malasanità provoca è immenso: in primis sul bene preziosissimo della salute e poi sul benessere in senso pieno, un benessere che riflette pure la gratificazione lavorativa e la tranquillità economica».
Alla luce di quanto esposto Macrì prosegue: «Per una provincia come la nostra, che vive in gran parte con l’industria del turismo, le carenze del sistema sanità sono deleterie al massimo e non si riesce a compensarle con nessun’altra offerta sul piano del confort e dell’accoglienza. É importante riflettere sulle conseguenze nefaste che la sanità deficitaria comporta per sensibilizzare tutti sulla questione che investe la Comunità nel suo insieme, nessun cittadino escluso, ecco perché occorre lottare uniti, denunciando omissioni, incuria, disinteresse, incompetenza, mettendo alla berlina chi ha sbagliato o ha scelto male e rivendicare con forza il dovuto. É inaccettabile che la Salute sia un diritto garantito a tanti e negato ad alcuni, tra questi svantaggiati cittadini ci siamo anche noi e continueremo ad esserci finché non ci renderemo conto che la salute coinvolge tutti e tutto... non è più l’ora dell’attesa!» ha concluso Macrì.